Impatto Sonoro
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AFTERHOURS – Bologna, 30/09/06

Dopo un’estate trascorsa tra il tour di trentasei giorni negli U.S.A. e i concerti su e giù per l’Italia che li ha portati per due volte in Emilia Romagna, gli Afterhours tornano a Bologna per inaugurare la stagione dell’Estragon, che ormai è diventata casa loro.

di Luca Lanzoni

Il locale si riempie a dismisura e quando sembra colmo entrano ancora persone fino ad occupare ogni centimetro a disposizione, alle undici gli Afterhours salgono sul palco osannati dalla folla.
Partono decisi con E’ La Fine La Più Importante, l’ottima acustica aumenta l’effetto dirompente del live. Proseguono sulla strada di Ballate Per Piccole Iene eseguendo due brani uniti dal filo conduttore del colore, La Vedova Bianca e La Sottile Linea Bianca. Lo stato influenzale che ha colpito Agnelli viene debellato dal suono compatto ed espulso dalla sua voce, che pare ancora più calda mentre canta Sulle Labbra, Il Sangue Di Giuda, Dentro Marylin. Non mancano i pezzi che fanno esultare soprattutto il pubblico femminile come Non E’ Per Sempre e Ballata Per La Mia Piccola Iena, ma non dimenticano i vecchi brani minimali quanto efficaci come Milano Circonvallazione Esterna e Come Vorrei. Vere e proprie esplosioni energetiche in Bye Bye Bombay, Sui Giovani D’Oggi Ci Scatarro Su, tutta la cruda poesia nelle parole e nel suono crepuscolare di Varanasi Baby e Quello Che Non C’è, la dolcezza e la struggente malinconia in Oceano Di Gomma e Carne Fresca.
Dopo un’ora e mezza di cuore e muscoli che lavorano alacremente sul palco, gli After salutano con aria soddisfatta e quasi stupita come se fossero ragazzini al primo concerto ben riuscito, quando sono invece la più affermata indie band italiana.
Sembra tutto finito, ma il calore dei fans li fa tornare in scena per eseguire ancora qualche brano, come fosse una rimpatriata tra amici riprendono gli strumenti e parlando col pubblico riprendono a suonare. Dopo Non Si Esce Vivi Dagli Anni ’80, Agnelli viene quasi obbligato a concludere la serata con quello che ormai è il loro inno (direi purtroppo, se li si identifica solo con questo brano) Male Di Miele.
Dopo il tour d’inizio anno in cui gli Afterhours hanno talvolta lottato per far apprezzare al pubblico i brani contenuti in Ballads For Little Hyenas, ora, dopo molti concerti in Europa e negli States, sembrano voler tornare a comunicare più direttamente presentando un concerto quasi interamente dedicato ai pezzi in italiano. Lingua a parte, la cosa che più balza agli occhi ai vecchi seguaci della band è quanto cresca col passare del tempo la loro finezza artistica e la modestia con la quale si rapportano al loro pubblico.
Luca Lanzoni
www.dissenzoo.com

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