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Syme – Swing Swing

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L’onda di gruppi nordeuropei venuti alla ribalta con l’inizio del nuovo millennio sembra davvero inarrestabile. Furono in parte i Bel Canto quasi vent’anni fa a dimostrare come in Scandinavia non si ascoltasse solo power metal e derivati. Un messaggio che non è rimasto nel vuoto. Soffermandoci sugli ultimi tre-quattro anni dalla Norvegia per fare tre nomi esemplari di tre stile dissimili, sono venuti fuori i Royksopp, i Kings Of Convenience e Terje Nordgarden. Non un genere predefinito, quanto piuttosto un approccio di fredda inevitabile malinconia che è ormai un marchio di fabbrica. Come le prime due band citate anche i SYME vengono da Bergen, la città , insieme a Tromsoe, dalla scena underground più attiva e variegata. Un’esperienza iniziata nel lontano 2002, per un disco d’esordio che arriva tre anni dopo, e che riesce a entrare, con fatica, nei circuiti europei, solo quest’anno, con la decisiva collaborazione del noto ingegnere del suono Kjetil. Il titolo, piuttosto vivace, SWING SWING sembrerebbe essere subito smentito dalla tenue “Psychedelic heart”, una sorta di remake di Amnesiac curato dagli Okkervil River, non senza personalità  specie negli angoscianti rallentamenti da cui la melodia riprende forma più struggente che mai ripiegandosi in un freddo panorama minimalista di tastiere e echi. Sulla stessa scia sembra incanalarsi “Letterbag” ma arriva un violento scossone elettronico tra kraut e techno a modificare in parte l’idea di disco che un po’ avventatamente ci si era fatti. E non è un episodio isolato. “Ad Kosmos!” crea un’incredibile ponte tra Norvegia e la dissonante scena electro-ambient nipponica per poi sfociare in cori inquietantemente Sigur Ros. Si ha frequentemente una compenetrazione tra dilatazioni post-rock tra Mogwai e Explosions In The Sky (avvicinandoli di molto alla band post-rock danese di riferimento, gli Under Byen), e inserti elettronici degni dei maestri Autechre/Aphex Twin. “Get forget”. Un mood da shoegazer che però è tradito da suoni mai sporchi e ostinatamente limpidi, secchi e glaciali. Con Bjork (oltre ai Radiohead) fermo punto di riferimento nelle linee melodiche cariche di pathos del romanticismo polare di “Rocky Rocky mountains” che esplode in quei geyser rumorosi ma non troppo in tutto e per tutto cari ai Sigur Ros. Ma i loop rendono il tutto meno scontato e, anche se finiscono per guastare l’ottima propensione dei Syme ad atmosfere solenni e rarefatte. “Krdish” li avvicina inaspettatamente alla wave. Per rendere l’idea pensate a Thom Yorke che fa la spola tra Copenhagen e New York a cavallo tra gli anni 70 e gli anni 80.
Da segnalare infine l’interessante video annesso come bonus nel cd della “pop” Planetarium”.
Tante idee anche se forse manca un filo conduttore nel cocktail di influenze e spunti, ma i buoni presupposti ci sono tutti. Visto che a Bergen piove sempre, chiudersi un po’ di tempo in più in studio per limare e omogeneizzare il prossimo disco potrebbe essere una buona idea.

tracklist
1 Psychedelic heart
2 Letterbag
3 Greenhouse
4 Get & Forget
5 Rocky Rocky Mountains
6 Krdish
7 Ad Kosmos!
8 Map Map Map
[bonus video: Planetarium]

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