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Catfish Haven – Tell me

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I Tv On The Radio sono la testimonianza più recente e illustre, con la superlativa accoppiata “Desperate youth, blood thirsty babes”/”Return to Cookie Mountain” di quanto la commistione tra rock e black sia viva e vegeta anche ai tempi del pensiero unico (o poco ci manca) indie. Spostandoci idealmente da Brooklyn all’Illinois, a Chicago, troviamo questa band di esordienti (se si esclude l’ep di qualche mese fa), non giovanissimi, che in trentotto minuti e poco più di musica, cerca, con modalità ed esiti diversi, di abbattere ogni barriera tra i due mondi sopra citati. I presupposti-chiave ci sono tutti. Ci sono dei bravi musicisti. C’è soprattutto una voce degna di lode. Il timbro di George Hunter, caldo e graffiante, fa scorrere il disco senza troppe resistenze e senza farci skippare troppo da un pezzo all’altro. Fin dal primo ascolto.
Un Fogerty anni 90 che non rinnega le radici r’n’b più classiche soffermandosi su quelle meno remote, quelle risalenti all’ideale decennio d’oro 1965-1975. Arrangiamenti schietti, atmosfere black che non si avvalgono di velleità sperimentali (impresa riuscita un’epoca fa a Talking Heads e poi ripetuta da pochi altri, ultimi, in ordine i tempo, proprio i Tv On The Radio). Vivaci istantanee che dal vivo promettono scintille o qualcosa di molto simile. Su tutte “I don’t worry”. C’è la carica del funk, da James Brown rivisto dai Blur più inclini alle contaminazioni black (“All I need is you”), ma il basso non fa mai da padrone, se non nelle linee decisamente meno spigolose e più rilassate della coinvolgente “Crazy for leaving”. Punto di riferimento essenziale sono i sixties, ripresi qua e là in un approccio decisamente revival-rock. E ci si dovrebbe stupire del contrario francamente. Un r’n’b più autentico, di cui si è perso il significato, associato com’è, ormai – grazie alla gentile cooperazione tra Mtv e le riviste patinate del settore – al binomio tette-culi di interpreti femminili e maschili (solo culi) indecorosi sul piano prettamente musicale e lontani anni luce dal Rhythm & Blues con R e B maiuscole.
Steve Winwood è il padre putativo insostituibile nell’appassionata interpretazione della suggestiva “Down by your fire”. I Beatles aleggiano nella malinconia tutta McCartney di “If i was right” e nella visceralità tra Lennon (ovviamente il Lennon della fascinazione-anni50) e i Creedence dell’ottima “Grey skies”. Prevalgono comunque le chitarre, ritmiche, poco portate per gli assoli.
Ma, nonostante i rimandi al passato – quanto di più “recente” a cui ricondurre Hunter e soci è la convulsa cavalcata-folk tra Violent Femmes e Kinks dal titolo degno di segnalazione “Let go (got to grow)” – c’è un approccio molto attuale, sanguigno e disincantato al tempo stesso. Ad esempio la conclusiva “This time” non è difficilmente accostabile al filone-Karate.
Si astenga chi cerca sonorità e vibrazioni nuove, apprezzeranno sicuramente, e non poco, i palati più nostalgici. La riuscita miscela dei Catfish Haven potrebbe lasciare il segno molto presto. A patto di provare a osare, che è poi l’unico doveroso rimprovero da muovere a questo pur valido “TELL ME”.

Tracklist
1. I don’t worry
2. Tell me
3. Crazy for the leaving
4. All I need is you
5. Down by your fire
6. Another late night
7. If I was right
8. Grey skies
9. Let go (Got to grow)
10. This time

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