Impatto Sonoro
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NEXTECH FESTIVAL 2008 – Firenze, 18-20 Settembre 2008

Anche quest’anno prende il via, con trepidante attesa, la terza edizione del Nextech Festival, intrigante rassegna elettronica che nel corso degli ultimi tempi si sta affermando come uno dei più godibili eventi elettro-danzerecci in Italia. Accolto come di consueto tra le industriali navate metalliche della Stazione Leopolda, anche questa volta il Nextech Festival non ha tradito, scatenando un trionfo di pubblico e di arte sonica. Come nelle passate edizioni, il programma si presentava ricco ed ha visto la presenza accanto ai grandi ospiti internazionali di alcuni giovani talenti che, potete starne certi, sapranno far parlare di loro nei prossimi anni.

GIOVEDI 18.09.2008

La partenza è soft, affidata alla fresca introduzione sonora di Oscar Vedmer, a cui farà seguito l’emergente dj romano Andrea Esu, molto abile nel tenere alta l’attenzione dei primi arrivati (col passare del tempo la sala si riempirà notevolmente), i quali iniziano a scaldarsi per merito all’azzeccata miscela dosata ad arte tra groove sferzanti e melodici, sound già ampiamente conosciuto e apprezzato dagli assidui frequentatori della scena underground capitolina.

Il dj set scorre fluido e dopo i meritati applausi siamo pronti per il live dei Poni Hoax, quintetto francese che si agita in un flebile equilibrio tra effusioni rock, ricerca melodia e impulsi elettro-pop. L’esibizione si rivela tutto sommato interessante, anche se questi francesi non riescono proprio a convincermi del tutto. Indubbiamente dimostrano di possedere buona tecnica, colte ispirazioni e melodie accattivanti, ma dov’è l’anima? Manca qualcosa, soprattutto nella capacità di coinvolgere appieno il pubblico, che infatti non si scalda troppo durante questa esibizione e questa non è certo una cosa di poco conto. Ne approfitto per farmi un giro dentro la Stazione Leopolda e come al solito rimango rapito dall’atmosfera che si respira: le alte navate metalliche e la freddezza degli imponenti contorni architettonici disegnano una cornice austera ed imponente, perfetta per eventi come questo ed in totale contrasto con tutto ciò che si respira nell’ozioso salottino borghese della città di Firenze. Piace molto l’idea di sfruttare questi ampi spazi per abbinare musica a performance visuali (questa sera affidati al collettivo pistoiese InFlux, e nel corso delle successive serate vedremo all’opera anche Pornorobotz e Visuallab): tutto questo rappresenta senza ombra di dubbio un connubio azzeccato, anche se a mio modesto avviso potrebbe essere perfezionato ed arricchito col tempo.

Il tempo di bere un drink e mi accorgo che c’è stato un piccolo stravolgimento del programma: non suonerà più come previsto il talento francese Joakim ma si passerà direttamente all’esibizione degli acclamati big della serata, i giovani milanesi Crookers.

Accolti da una vera e propria ovazione proveniente dal loro folto e colorato seguito, i due dj/produttori daranno vita ad un’esibizione lunga e coinvolgente, la cui parola d’ordine sarà: divertimento a tutti i costi. I Crookers dimostrano di saperci fare veramente, mescolano con abilità musica elettronica, pulsioni house e ritmi hip-hop con molteplici influenze di varia natura, ottenendo un sound molto personale e ricco di sfaccettature. Se a questo aggiungiamo anche l’innata capacità di coinvolgere il pubblico e di trasformare i loro live-set in una colorata e divertente festa collettiva, forse si riesce a capire perché in questo momento djPhra e Bot sono sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori, sia in Italia che all’estero.

VENERDI 19.09.2008

Anche stasera, dopo l’aperitivo sonoro gentilmente offerto da Mr.Fake Disco, il compito di riscaldare l’atmosfera è affidato ad un emergente artista italiano proveniente dal circuito underground: si tratta del genovese Mass_Prod, che inonderà la Leopolda con le sue vibrazioni sprigionate da rapide divagazioni dance ed intervallate da improvvise sferzate elettriche, caratterizzando così un dj set molto gradevole. Seguono i fiorentini Minimono, chiamati a sostituire in extremis il fenomeno del momento Chicks On Speed. Peccato, mi sarebbe piaciuto essere investito in pieno volto dalle vibrazioni sintetiche della sorprendente meteora “We Don’t Play Guitars”, ma bisogna ammettere che il duo fiorentino non sfigura affatto, anzi regge bene il confronto, costruendo con cura il giusto tappeto sonoro necessario ad accogliere nel migliore dei modi i più famosi ospiti statunitensi Tejada & Leviste. Mai favore fu più ricambiato: il duo americano non ci mette troppo a prendere in pugno la situazione, regalando un set veramente coinvolgente e pieno di quelle che a ragione vengono definite “giuste vibrazioni”. Nel frattempo la Stazione Leopolda si riempie di gente e drinks, la gente balla, suda e si diverte, in un crescendo di ritmo che si impone sopra una ricercata fusione tra suoni caratteristici: il mood che ne scaturisce è carico della giusta dose di energia. Il tutto va a caratterizzare una degna nottedi musica, che si concluderà ancora meglio grazie all’esibizione della fascinosa guest star Cassy, splendente regina della scena minimal techno, che conclude da par suo una bella serata di elettronica e di sano divertimento.

SABATO 20.09.2008

Il tempo di ricaricare le pile e siamo già alla serata finale, che viene introdotta con eleganza dal dj set di Master T. Il primo ospite internazionale si fa chiamare RADIQ e si tratta di un giovane artista giapponese trapiantato con successo a Parigi. Ci vuole ben poco per accorgersi che siamo di fronte ad una piacevole sorpresa: il suo caratteristico sound minimale, unito ad estemporanee dilatazioni sonore di sferzante impatto si diffonde con energia tra le navate metalliche della Stazione Leopolda ed un astuta concessione melodica nel finale della sua esibizione riesce a scatenare gli animi più accesi di qualche spettatore tra le prime file.

Neanche il tempo di terminare i saluti di rito che ad impossessarsi del palco è lo stiloso Robert Henke, ultimo superstite del progetto Monolake, il quale darà vita al dj set che ho trovato in assoluto più interessante e coinvolgente dell’intero Festival. Monolake ci fa assistere ad un set che difficilmente riusciremo a rivedere presto qui a Firenze, manipolando con cura ed apparente facilità il suo Monodeck 2, macchina di devastazione sonora da lui stesso progettata e costruita. Ciò che ne scaturisce è un lungo viaggio alla ricerca della vera essenza spigolosa della musica elettronica, senza alcuna concessione melodica. Frequenze corte, asimmetriche, suoni metallici e mood eleganti e a tratti psichedelici, sparati con una potenza inaudita, il tutto cucito ad arte in un labirintico ingorgo che vede la presenza di più sezioni ritmiche che si intervallano e a volte si incrociano tra loro, creando momenti di rara intensità. Alla faccia di qualche ragazzetto delle prime file che si agita fin troppo, supplicando ritmi facili da digerire e sperando in una concessione melodica che arriverà solo in parte: questa è la vera strada della musica elettronica e rappresenta l’unico varco auspicabile per farla evolvere e crescere, anche se avvolta in un elegante abito sintetico lavorato tra incantanti loop grezzi, intagliati con raro gusto e indubbia abilità.

Devo ammettere che per me la serata poteva terminare anche qui, anche se in segreto covavo l’insostenibile curiosità di assistere dal vivo alle virtuose evoluzioni dell’ospite principale dell’intero Festival, il grande Jeff Mills. Ad accoglierlo un’intera legione di giovani adepti (le stime parlano di circa 1.500 presenze, alcuni accorsi da tutta Italia esclusivamente per gustarsi l’evento finale), che aspettavano solo un minimo gesto del loro “maestro” per scatenare l’inferno. E’ di vera e propria bolgia che si deve parlare: circa tre ore di ritmi infuocati e di groove metallici e pesanti, che hanno brillato brulicando dentro a un calderone laccato di metallo incandescente. E poco importa se le cronache riferiscono di un Jeff Mills che scende inaspettatamente dal piedistallo consono alle star del suo livello e si scopre improvvisamente umano, intento a barcamenarsi tra problemi tecnici e personali errori di stile che i più scrupolosi addetti ai lavori erano bramosi di documentare e riferire. Inutile puntualizzare quanto tutto ciò sia passato del tutto inosservato al vasto pubblico danzante, che ha continuato ad agitarsi come fosse un fiume in piena, in balia a diverse correnti impazzite che si agitavano violentemente nei meandri oscuri e fumanti della Stazione Leopolda. In fondo la massa aveva ottenuto ciò che voleva: il grande nome internazionale e un evento da raccontare ai posteri ed in grado di far arrossire di invidia chi stasera non era presente. L’impressione è che in molti avrebbero ballato anche il suono provocato da una vecchia lavatrice in avaria, purchè a mixarlo fosse stato sempre lui: il mitico Jeff Mills, custode assoluto dei più arcani misteri del ritmo.

Si conclude così, all’insegna del successo di pubblico, la terza edizione del Nextech Festival, rassegna elettronica che pian piano si sta ritagliando una certa fetta di notorietà ed una reputazione sempre maggiore in Italia e anche oltre i confini.

I complimenti vanno tutti alla direzione artistica, abile nel pescare il giusto mix tra ospiti famosi ed emergenti, che dal canto loro durante le tre serate hanno surriscaldato con successo il pubblico, creando la giusta atmosfera e colorando di fredde tinte sonore le imponenti navate metalliche della Stazione Leopolda.

Un’esperienza sicuramente da portare avanti con entusiasmo e da difendere con orgoglio, nonostante alcuni problemi di sicurezza che si sono verificati proprio durante l’ultima esibizione (senza gravi conseguenze, per fortuna) e che hanno portato alla luce qualche piccola crepa nell’organizzazione, che il prossimo anno farà meglio a trarre utili insegnamenti dalla lezione di stasera: le conseguenze potevano essere ben peggiori.

Massimiliano Locandro

foto di Massimiliano Locandro e Marco Calò

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