Troppo spesso si dimentica che un album dovrebbe essere considerato un’opera a tuttotondo, un concentrato di emozioni sonore, testuali e visive. E’ la prima cosa che viene in mente prendendo in mano Export for malinconique: un pennuto su di un furgoncino color pastello contornato da un insolito campo fiorito. E’ da lì che partono le atmosfere del disco: soffici, spensierate…quasi ti spingono a guardare il mondo con gli occhi di un bambino.
Le 9 tracce presentate della band di Aversa sembrano volerti sfiorare ad ogni partenza, con la volontà di esplodere, ma facendolo quasi in maniera rispettosa. Ti trasportano in un deserto colorito: puoi vederci tratti di Explosions in the sky, Mogwai e Sigur Ros; te ne accorgi stando ad occhi chiusi sotto la pioggia Glockenspiel e Synth/Piano di A day of wool o fissando la luce Violino ed Electric Piano di First light of Morning.
La title track è un emersione di piano tra voci confuse, breve e puntualmente corposa. Non rarefatta ed eterea come il terzetto Save your forest, Mr. Butterfly e L’ultimo gesto. E’ qui l’esplosione più dolce del disco, una carezza che in divenire si fa sempre più calda e intensa. Tutte le note sembrano avvolgerti in maniera soffice, malinconica solo a tratti sparsi.
Gli intrecci di Loop, sintetizzatore, Piano, Efx e chitarre si raddensano davvero in Magic bus e ti salutano nella notturna Sunday Afternoon: si abbandonano i beat emozionali e si ritorna ad un freschezza in cui organo e piano, innamorati mano nella mano, ti accompagnano verso la fine di questo viaggio senza liriche. Nel percorrerlo, quasi vicini a scoprire qualcosa di inesplorato fin’ora, scorgiamo il cielo; è sereno mentre ti sussurra il giungere della luna. Quella che regna giorno e notte su di un mondo nuovo.
Le chiavi per entrare in questo mondo non si trovano facilmente; una volta entrati, però, uscirne è quasi impossibile.
7/10