Impatto Sonoro
Menu

Bibliophobia

Gianluca Colloca – 101 cose da fare prima di lasciare casa e andare a vivere da soli: Recensione + Intervista

101 cose da fare prima di lasciare casa e andare a vivere da soli
Gianluca Colloca
Newton&Compton
Euro 9,90

Prima o poi capita a tutti. Non stiamo parlando di nascere o morire, non siamo così esistenzialisti oggi, ma di andare a vivere da soli. Di chiudersi alle spalle, per sempre (o quasi), la porta di casa dei genitori. Ecco, il libro di Gianluca Colloca è uno di quei manuali necessari. Necessari per ridere, divertirsi, riflettere e prendere spunto su cosa fare, cosa non fare e, soprattutto, cosa dimenticarsi di fare prima di abbandonare la casa di mamma e papà. Si tratta di un insieme di consigli ironici, divertenti e molto intelligenti su come prendere coraggio e fare il grande passo, nella speranza che sia per sempre. Consigliatissimo, sia per chi è in procinto di trasclocare, sia per chi lo ha già fatto da tempo (e vuole capire gli errori commessi, casomai per non sbagliare più).
Di seguito l’intervista all’autore.

La prima cosa che succede quando uno esce di casa per la prima volta è – almeno secondo la sua lista – “spezzare il cuore alla propria madre”. Crede che questa sia una caratteristica prettamente italiana? Non a caso siamo unanimemente conosciuti come il popolo di mammoni…
Di sicuro anche all’estero i genitori soffrono nel vedere i propri figli andare a vivere per conto proprio, ma probabilmente lì viene considerato un passaggio naturale. Noi italiani da un lato tendiamo più al melodramma, dall’altro siamo indissolubilmente legati ai genitori e, soprattutto per quanto riguarda i figli maschi, il rapporto con la madre è molto intenso. La mamma vorrebbe sempre proteggerti, anche quando hai sessant’anni, e quindi vederti andare via, così solo e indifeso contro il resto del mondo, beh, è sicuramente uno shock.

Qual è l’accorgimento che ritiene veramente necessario prima di andare via di casa? E il più inutile?
Credo che non si possa prescindere dall’avere un posto dove andare a stare. Dormire sotto i ponti o sulle panchine nel parco può andare bene per i film e i romanzi, ma nella vita reale è un’esperienza che conviene evitare. Di inutili invece non ce ne sono, ovviamente.

101 cose sono davvero tante: sono necessari così tante accortezze per uscire dal nido famigliare?
A chi va via di casa non serviranno tutte le 101 cose contemporaneamente. A qualcuno ne basteranno una decina, ad altri ne serviranno invece cinquanta, ma ho cercato di differenziare per venire incontro a più persone possibili.

In tutti i paesi del mondo i ragazzi vanno a vivere da soli a 17/18 anni. In Italia a quarant’anni si abita ancora con mamma e papà. Perché crede che funzioni così? Che ricetta consiglia per rompere gli indugi e aprire la porta di casa?
È un discorso complesso che esula in parte da quello della famiglia iperprotettiva. Di certo manca l’approccio culturale che ad esempio troviamo nei paesi del Nord Europa, per cui da noi terminata la scuola vanno via di casa soltanto quelli che si devono trasferire per frequentare l’università, e sono dunque in un certo senso obbligati dagli eventi. Ma non si possono dimenticare i tanti problemi del mercato del lavoro, del cosiddetto precariato, che mettono i giovani in una condizione spesso disgraziata, priva di certezze per il futuro.

Come ha lavorato per arrivare a costruire ben 101 punti? Si è avvalso solo della sua esperienza personale o ha anche chiesto aiuto?
Beh, considerando che non sono più un ragazzino (ha trentatré anni, ndr), posso dire che negli anni, fra esperienze dirette e indirette, osservando amici e conoscenti, ho raccolto parecchie informazioni su cosa conviene fare e cosa invece è meglio evitare…

Fra i suoi consigli brillano “Nascondere le cose a cui tenete e che non potete portarvi dietro” e “Buttare tutto ciò che di poco edificante si è raccolto in camera vostra nel corso degli anni”. Sembra quasi che la famiglia, e nella fattispecie le mamme disperate per l’abbandono del figlio, siano molto molto impiccione…
Credo proprio che lo siano. I genitori in genere sanno bene che i figli tendono a mentire, forse ricordandosi di quando sono stati ragazzi anche loro. E non avendo a volte risposte dirette dai propri pargoli, o subodorando l’inganno o la bugia, cercano d’ingegnarsi per scoprire qualcosa sulla loro vita. Chiudere a chiave i cassetti della scrivania o mettere una password al proprio computer sono consigli evergreen, buoni anche per quando in casa coi genitori ci si sta ancora.

Crede che la famiglia reagisca diversamente al trasferimento di un maschio o di una femmina?
Probabilmente la mamma è più legata al figlio maschio e il papà alla femmina, e – anche qui in maniera molto italica – si tende a vedere una ragazza come una persona che ha maggiormente bisogno di essere protetta. Però si tratta di sfumature o poco più, secondo me. Alla fine quando si va via di casa i genitori possono reagire in maniera diversa a seconda del carattere, ma non cambia tantissimo che il figlio sia maschio o femmina.

L’ironia è la forza del libro, si ride e allo stesso tempo si riflette sulla condizione dei giovani italiani, che non riescono ad arrivare a fine mese neanche vivendo con i genitori e sono continuamente costretti a chiedere soldi. Ma siamo sicuri che questa condizione non sia più piacevole che altro? Penso al punto “Cercare un lavoro (Cos’è questo “lavoro” di cui tutti parlano?)”…
Sono convinto che la maggior parte dei ragazzi italiani, al netto del comunque forte legame familiare, vorrebbe poter essere indipendente e sostenersi senza dover chiedere aiuti economici al parentado. Purtroppo la situazione attuale, fra la precarietà lavorativa di cui parlavamo anche prima e il mercato immobiliare dagli affitti altissimi, non lo permette.

Anche il cuore ha uno spazio di rilievo. “Fare una lista delle ragazze che non sono uscite con voi perché vivevate ancora coi genitori” e “Tornare subito single!” sono due punti emblematici. Che ruolo hanno i partner nell’andare a vivere fuori di casa?
Hanno un ruolo soprattutto se si va a vivere con loro. Anche se passare dal vivere coi propri genitori al vivere col proprio fidanzato o fidanzata è davvero un doppio salto mortale, per la nostra generazione. Per chi invece non va a convivere, si aprono tutta una serie di opportunità che alla fine sono il lato più divertente dell’indipendenza…

Che progetti ha per il futuro?
Sto iniziando a scrivere un nuovo libro, su come trovare il posto di lavoro dei propri sogni. In un certo modo, è il passo successivo rispetto all’andare a vivere da soli.

Recensione e intervista a cura di Flavia Piccinni.

www.newtoncompton.com

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati