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An Evening with GREG DULLI & MARK LANEGAN – The Gutter Twins – Auditorium Flog, Firenze, 28 Gennaio 2009

gutter_twins_1Una Auditorium Flog gremita all’inverosimile è la giusta cornice per l’esibizione dei Gutter Twins, progetto concepito e plasmato dalle menti di due immortali signori del rock che non hanno certo bisogno di grandi presentazioni.
Greg Dulli e Mark Lanegan, dopo essersi annusati e piaciuti a vicenda durante il recente tour dei The Twilight Singers, probabilmente si sono subito resi conto che era “scoccata la scintilla” e non hanno voluto perdere tempo: si sono rintanati in studio e hanno dato luce (e soprattutto voce) a dodici canzoni intime e spettrali, contenute nell’album “Saturnalia” che è stato pubblicato poco meno di un anno fa.
Stasera l’atmosfera è particolare: posti rigorosamente a sedere, divieto assoluto di scattare foto (anche se, c’è da starne certi, qualcuno lo infrangerà) e raccomandazioni di osservare un silenzio assoluto durante il loro set acustico (anche quest’ultimo avvertimento sarà disatteso: siamo italiani).
Un vero e proprio live “unplugged”, di quelli che riportano alla mente non senza nostalgia le mirabili esibizioni “senza fili” dei Nirvana o degli Alice in Chains per MTV di qualche decina d’anni fa.
Chitarre, piano e soprattutto voce: quella ombrosa e tremendamente fascinosa di Mark Lanegan, che non ha bisogno di “spingere” troppo per scavare profondi solchi dentro la pelle e quella più glaciale, ma non per questo priva di un particolare magnetismo, di Greg Dulli.
I tre (c’è anche un chitarrista che li accompagnerà per l’intera durata del concerto), rigorosamente seduti sopra le sedie di un palco ravvivato da fredde luci ferme e da un’atmosfera minimale, daranno vita ad un’esibizione intima e raccolta, che verrà ampiamente ripagata dal calore del pubblico.
Si capisce subito che i Gutter Twins non hanno bisogno di effetti speciali per stupire, la loro intenzione stasera è quella di andare a stuzzicare alcune corde nascoste in chissà quali oscuri meandri cerebrali di chi ascolta, grazie alla loro proposta, rigorosamente low-fi, basata su una folk- music che risente di influenze country e non si risparmia sporadiche incursioni nel blues, cori barocchi molto ben eseguiti ed un’immensa anima soul, seppur si intuisca immediatamente l’immane sforzo di trattenerla, soprattutto per quanto riguarda Greg Dulli.
the-gutter-twins-2-picLe canzoni si accavallano carezzevoli e armoniose nella loro perfezione formale, ma c’è qualcosa che non mi convince del tutto: sarà il “mood” fin troppo monotematico delle canzoni in scaletta, sarà l’eccessiva staticità di Mark Lanegan, che per tutta la durata del concerto non si sposterà di un solo millimetro dalla sua posizione originaria, sarà forse quello strano alone da avvenimento “culturale” in un locale che ha visto alcune delle mie migliori sudate a base di danze sfrenate e “pogo” senza controllo. Insomma, non so perché ma tutte queste cose iniziano a frullarmi dentro la testa e non ne vogliono sapere di lasciarmi in pace: le canzoni intanto si susseguono una dopo l’altra, una identica all’altra, scivolandomi leggere addosso, senza evocare particolari sussulti.
E così, mentre il pubblico applaude convinto, io mi ritrovo perso nei ricordi di alcuni momenti della mia vita, stupendamente accompagnati dalle canzoni agro-dolci di “Sweet Oblivion” degli Screaming Trees, e ripenso a tutte le volte che aspettavo l’autobus alla fermata con le cuffie agli orecchi, togliendo e rigirando la cassetta di “Gentlemen” degli Afghan Whigs dal mio vecchio walkman scassato.
Quando poi, nel bel mezzo agli applausi, sento qualcuno da dietro urlare: “Dai Mark, facci qualcosa degli Alice in Chains”, decido che è giunta l’ora di andare a prendermi un caffè doppio al bar: la palpebra inizia a calare, domani si va a lavorare presto e il concerto ha tutta l’aria di voler durare ancora un bel po’.
A chi racconterò che ieri mi sono trovato a tu per tu con due mostri del rock e che le loro voci hanno reso indimenticabili alcuni momenti della mia vita?
In fondo, a loro mi sento di perdonare tutto, perfino una serata non troppo esaltante come questa ed un disco come “Saturnalia”che, a pensarci bene, strappa a malapena la sufficienza.

Massimiliano Locandro

Foto di Marco Annunziata

www.theguttertwins.com

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