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Deasonika – Tredicipose

2008 - Edel
rock/alternative

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Tracklist

1.E.B.O.W.S.
2.Viole
3.Song X
4.La stanza brucia
5.Trasparente
6.All the other guys
7.Instabile
8.Thank you
9.Photograph?
10.Kurt Cobain (la mia faccia a metà)
11.The beauty thoughts
12.Gregorian
13.Le rebelle

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Se cronologicamente i Deasonika fanno un passo avanti, rispetto all’ultima uscita ufficiale datata 2006, musicalmente ne fanno due indietro, riprendendo il discorso lasciato aperto con “Piccoli dettagli al buio” ben 4 anni fa.
Abbandonate infatti le tinte elettroacustiche di Deasonika – sebbene particolarmente riuscite,  specie in quel piccolo gioiello pop che era “Non dimentico più” – i nostri ripartono esattamente da dove li avevamo lasciati.
“E.b.o.w.s.” infatti sembra essere la naturale prosecuzione di quella “P.a.d.” che sigillava “Piccoli dettagli al buio”: un intro strumentale prescindibile, ma piacevole.

Il disco parte veramente (e impeccabilmente) con la successiva “Viole”, un ottima canzone rock a rappresentare quella che sarà la natura dell’intero lavoro: chitarre elettriche, sezione ritmica sempre ben presente anche nei momenti più quieti e un’intensità lirica ormai rara nel nostro paese.
Giusto il tempo di alzare un po’ il volume (“Song X”) che i toni si rifanno sommessi e si arriva a quello che forse è il miglior pezzo dell’album: “La stanza brucia” dove troviamo uno Zanotti ai massimi livelli di autore e cantante, una ballata in continuo crescendo musicale ed emotivo fino al vero e proprio sfogo in conclusione.
Da qui in poi è un susseguirsi di brani riusciti (“All the other guys”, “Thank you”) e meno riusciti (“Trasparente”, “Instabile”, “Kurt Cobain”) in cui torna a farla da padrona la vena più rock dei 4(+1) fino a “Photograph?”, altra vetta molto alta del disco in cui la via di mezzo tra le due anime, quella più viscerale e quella più intimista, sembra rappresentare, ancora una volta, la strada giusta da seguire.

Il disco si conclude con due tracce decisamente interessanti ma difficilmente collocabili all’interno dell’intero contesto: “Gregorian” ottimo come accompagnamento alle immagini del mediometraggio incluso nel disco ma un po’ povero di vita propria, e la conclusiva “La rebelle” in cui un inedito francese accompagna, in una ballata acustica dagli echi di Buckley, il lavoro al suo compimento.

Decisamente un buon disco “Tredicipose”, insomma, che ci riconsegna un gruppo in evidente (e indiscutibile) stato di forma, ma ancora senza una direzione ben precisa: direzione che al terzo (o quarto) disco sarebbe dovuta risultare ben chiara per passare definitivamente da “ottima promessa del rock italiano” a “ottima realtà del rock italiano”.
Come, a questo punto, sarebbe auspicabile.

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