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Le Luci Della Centrale Elettrica (con Giorgio Canali) – La Gabbia, S. Giorgio In Bosco (PD), 7 marzo 2009

leluci3Troppo rumore per nulla o la giusta reazione per un artista semplicemente unico per il panorama italiano.
Perdersi in dilemmi shakesperiani o spellarsi le mani.
Lasciarsi ipnotizzare o guardare tutto con stoica noncuranza.

Vasco Brondi, ossia Le Luci Della Centrale Elettrica, vero e proprio fenomeno del panorama (neanche più poi così tanto) underground italiano, catalizza crudelmente le attenzioni de La Gabbia tutta intera, presa e interessata solo in parte dall’esibizione di Alessandro Novello, giovane cantautore veneto.
Non mi convince a fondo, in bilico tra una tradizionale pacchianeria di stampo spiccatamente italiano (Ligabue su tutti) e certe buone idee sia melodiche che liriche. Sa cantare, sa suonare, può fare e meritare molto di più.

Nel frattempo, Giorgio Canali, astuto mentore di noi tutti e del Brondi in particolare, si aggira inquieto tra il pubblico.
leluci2Mi piace immaginare stia cercando di captare bisbigli e maliziose voci sul suo protetto di turno, per il quale ha messo a disposizione il nome e la sua esperienza ventennale.
Sul palco, Le Luci Della Centrale Elettrica è seduto al centro del palco. Con lui, un leggio, Giorgio Canali e un contrabbasso.
Che canti, parli o sbraiti, non è il caso di indagare, è semplicemente la magnifica espressione di un’immediatezza fuori dal comune, di una purezza che, non necessariamente sinonimo di delicatezza, si esprime a tratti con certe ruvide e vibranti frustate di corde vocali.
Senza toccare i nuovi pezzi, probabilmente nati con il pressante ausilio di Canali, continuo a pensare che i vecchi pezzi, i pezzi del primo demo de Le Luci Della Centrale Elettrica, quel fenomeno di passaparola e ascolti su MySpace, fossero migliori e più toccanti prima che la chitarra elettrica di Canali piovesse a muovere e stirarne i fili.
Non comunque invadente o fuori luogo, l’accompagnamento, a tratti azzeccato e complementare, suona a volte troppo rumoroso e fuorviante, una sorta di involontaria distrazione dal messaggio principale.

Che Vasco Brondi comunica con eccezionale maestria.
Suona tutti i pezzi del disco d’esordio “Canzoni Da Spiaggia Deturpata”, alternando intensi momenti di reading con brani tratti dal celebrante blog, fonte di ispirazione de Le Luci Della Centrale Elettrica, forse la prima vera e propria anima artistica del progetto.
Sembra di sentire un Emidio Clemente meno drammatico ma mai stanco che parla di noi e dei nostri giorni, della loro bassezza e della loro magnifica unicità.

leluci1Vasco Brondi tocca le nostre coscienze, le costringe a cantare e urlare, a riflettere sulla nostra generazione X, persa tra l’odore della libertà del 2.0 e l’insoddisfazione per una suburbana vita provinciale.
“Piromani” sanguina e proietta sulle nostre ipnosi da concerto finestrini di TAV e centrali elettriche tra le quali veder sbocciare amori, amicizie, speranze, disillusioni e tanti altri sentimenti da consumare controvoglia.
“Fare i Camerieri”, questa sì suonata con l’immediata violenza del demo, trasuda insoddisfazione e rabbia che conflusicono in una coda noise che vorremmo prolungata all’infinito, se solo si potesse.
C’è anche spazio per un nuovo pezzo che, forse, al primo impatto, sembra un gradino più in basso, troppo autocelebrativo e pensato, troppo poco onesto e diretto.
Ma è solo una sensazione, un brivido lungo la schiena, un tremendo e triste presagio. Un’ora e oltre di concerto, 40 minuti di disco, per parlare abbondantemente di noi e per lasciarci abbondantemente nello sconforto di tragiche riflessioni che non avevamo mai considerato.
Aspettiamo “Nei Garage A Milano Nord”, ma non arriva, forse per lasciare spazio all’evitabile momento più o meno solista di un Giorgio Canali sempre più maledettamente manovratore, che, nel bis con “Per Combattere L’acne”, piove come un temporale estivo un po’ troppo violento.

Sotto il palco a misurare i danni, nell’oscurità di un post-concerto non voluto, non ci sono rivelazioni da accogliere a braccia tese, solo gli ultimi echi di quel nome pronunciato e ripetuto ad oltranza: “Le Luci Della Centrale Elettrica”.
Ecco, non vorremmo fossero davvero gli ultimi.

a cura di Fabio Gallato
foto di Gloria Brusamento

www.leluci.net

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