Come mai avete deciso di chiamarvi “Le Gros Ballon”?
Stavamo cercando un nome da dare al progetto, ancor prima che prendesse una vera forma.
Eravamo in studio di registrazione: ci siamo chiesti, quasi come di fronte ad una ecografia: “quindi? che nome avrà?“.Ci piaceva l’idea di usare un nome bizzarro e abbiamo optato per il francese, per noi una lingua dolce.
Il suono di Gros ci ha subito affascinato. Ballon è venuto immediatamente come visione figurata: questa parola riempie l’immagine a cui è associata.
L’idea è di lasciar trasportare la musica all’immagine stessa della mongolfiera.
La mongolfiera vola libera, libera e in alto. Si libra nel vuoto in modo così naturale e leggero da non parer nemmeno costruito dall’uomo. Così per noi è la nostra musica.
Le Gros Ballon, appunto.
La nostra musica come il nome stesso nasce da improvvisazioni, dall’istinto, da gesti naturali privi di troppi pensieri: di troppa zavorra.
C’è molto Milano nella vostra musica? O meglio, quanto vi influenza il posto in cui vivete/suonate? Vi chiedo questo pensando ad un gruppo come i Sigur Ros che però traggono ispirazione da un altro tipo di ambiente/paesaggio.
Paradossalmente, per contrasto, Milano non ha peso rilevante sul progetto.
Di certo vivendo entrambi a Milano ne subiamo l’influenza, soprattutto per gli stimoli e le sensazioni che offre.
Ovvero: l’idea di aleggiare con una mongolfiera deriva proprio dalla nostra necessità di guardare oltre la struttura della città. Oltre lo spazio inteso come luogo fisico ed oltre la stessa struttura musicale. E’ l’esigenza di sentire il vuoto, l’aria e il respiro.
Allargare lo sguardo oltre e accettare gli incontri che faremo.
Qui mancano gli spazi di cui possono godere e da cui traggono ispirazione i Sigur Ros…chissà ad averceli di fronte…questi spazi.
So che avete da poco terminato una collaborazione con Denise, vi va di parlarcene?
L’incontro con Denise è avvenuto per caso su myspace: in qualche modo ci siamo riconosciuti nelle note.
C’è qualcosa, ne Le Gros Ballon, che Denise ha sentito adatto alle sue parole e alla sua interpretazione.
L’ha colpita particolarmente Ecco cosa resta dei sogni. Abbiamo sentito che questo brano con lei avrebbe preso il volo, naturalmente, in modo spontaneo. E’ iniziato uno scambio molto stimolante: le nostre sensazioni, unite a quelle di Denise, sono diventate l’unico pezzo fino ad ora cantato. What’s left of dreams rinasce così e il risultato ci piace molto.
Denise, che vive nel salernitano, è venuta a Milano per un house concert e abbiamo registrato il pezzo definitivo negli studi di CasaMedusa.
Siamo contenti di questa collaborazione, molto contenti dell’incontro umano che è avvenuto. Non escludiamo di farne altri, in futuro: ci affidiamo al consiglio del vento.
A quale regista vi piacerebbe prestare le vostre note ?
Senza dubbio: Michel Gondry!!!
a cura di Federica Folino G.
Grazie a Fatti Sentire, trasmissione radiofonica in onda tutti i giovedì alle ore 21 su Punto Radio