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DISCO ENSEMBLE, BLACK STONE CHERRY, TO KILL – Rock Im Ring 2009, Arena Ritten (BZ), 3 luglio 2009

bozen1Bolzano è l’altro mondo, al di là dei facili luoghi comuni.
Tradizioni tedesche e vizi italiani si uniscono e si amalgamano curiosamente nella città più calda d’Italia, aggrappata alle Alpi ma con qualcosa di più forte che un semplice sguardo indifferente a quel mondo teutonico che poco più in là sembra offrire nostalgiche illusioni.
Non è solo l’incomprensibile parlare della gente o l’inquietante visione di qualche adesivo che promuove il fatidico partito indipendendista di turno.
Bolzano è una piccola Vienna, una Monaco di Baviera in miniatura, con i cittadini a sfoggiare la faccia di chi riconosce a malincuore di essere nel posto sbagliato, tra chilometri di vertiginosi tornanti e gran premi della montagna, maglie a pois immaginarie e automobili impazzite che ti sfrecciano accanto, loro fiduciosi della loro esperienza decennale nella guida tra i sali scendi, tu, straniero di pianura, impaurito e cauto, affronti ogni curva come fosse l’ultima della tua vita.
L’arena Ritten, suggestivo scenario che ospita l’edizione 2009 del “Rock Im Ring” è un autentico sospiro di sollievo.
Fiumi di birra, crauti e abbigliamento un po’ demodé, i luoghi comuni si sprecano ma mai come oggi sembrano essere così veritieri e affidabili.

bozen2Quando i To Kill salgono sul palco, sto ancora cercando di far comprendere al mondo che il tedesco non lo parlo, ma i più sembrano ignorare l’esistenziale questione, e continuano imperterriti a comunicare nel loro tedesco stretto, mostrando un’inumana crudeltà nell’isolarmi sistematicamente.
Vengono da Roma con il loro metal-core più aggressivo, sciorinato tra introduzioni a sfondo politico che in pochi, visto l’imbarazzo linguitico, comprendono a pieno. Dovranno presto rassegnarsi e suonare senza significative interruzioni. Se amassi il genere, sarebbero tra i miei gruppi preferiti, vista la potenza sonora, la presenza scenica e la tecnica sicuramente buona. Non amo il genere, e purtroppo me ne stanco dopo pochi minuti, giusto il tempo di assistere all’ammucchiata selvaggia che si scatena sotto il palco. É come se a Bolzano il punk fosse arrivato solo oggi: disciplina quasi nulla, biondi teenager che volano denti a terra e interesse per la musica dei To Kill pari a zero. Spettacolo impagabile e terrificante.

bozen3Gli headliner della giornata, non i miei, sembrano essere i Black Stone Cherry, simpatico collettivo statunitense a tutt’oggi ancora dedito alla solita stagnosa riscoperta di un hard-rock che per molti è morto e sepolto già da anni.
Il loro show comincia quando qualche gocciolina di pioggia è cominciata a cadere fragile ma insistente sulle teste protette da un ombrello alcolico vertiginosamente ben nutrito.
Sono il classico gruppo di cui non sentiremmo la mancanza qualora sprofondassero nel più classico (e prematuro) degli scioglimenti di mezz’età. Giovani, ma vecchi dentro, i Black Stone Cherry si vestono di abiti mal messi e pieni di polvere, abiti gettati via da gente come Guns’N’Roses e Ac/Dc, abiti ripresi fuori tempo massimo, stirati alla buona e sfoggiati come premio di consolazione di una guerra persa ai tempi supplementari.
Godibili, nei limiti del buon senso, questi quattro ragazzotti originari di una desolata landa del Kentuky nella quale gli alcolici non hanno una libera vendita, mettono in piedi un discreto show, perfetto per gli inguaribili e inevitabili nostalgici del generale, ma alla lunga stancante e soporifero, alla stregua di quella patetica mandria di tribute band che occupa abusivamente i più comuni palchi italiani.

bozen4Ne aprofitto per guardarmi intorno con fare investigativo. Il palazzetto del ghiaccio è già addobbato e pronto ad accogliere lo show dei Disco Ensemble, i miei headliner personali, qui relegati a chiudere degnamente una serata di alcool e musica fin qui neanche troppo attraente. Più intorno, curiosi individui intonano canti tirolesi e rilasciano fluidi corporei sull’umiliato terreno dell’Arena Ritten, come in un Oktober Fest fuori stagione. I pochi italiani, almeno per quanto riguarda il ceppo linguistico, si radunano sospettosi attorno ad un banchetto che vende dischi e magliette rappresentativi di una più o meno feconda scena hardcore italo-tirolese. Quel che può sembrare un perfetto modo per manifestare un’apparente e fragile superiorità culturale, si potrebbe in realtà leggere come il disperato tentativo di sfuggire ad una Bolzano che, almeno fin qui, ha manifestato una certa predilezione per il luppolo piuttosto che per la musica.

bozen5Quando infine gli ultimi superstiti di questa battaglia a suon di gradazioni alcoliche sono stati messi in salvo da miracolosi e miracolati addetti al servizio sanitario, tutto è pronto per i Disco Ensemble.
Dagli sguardi dei presenti, accampatisi sotto al palco, capisco che la band finlandese non riscuote grandissimo interesse. C’è chi chiede, in un terrificante mix di italiano, tedesco, birra e crauti, se il festival non sia effettivamente finito con i Black Stone Cherry. Mi trattengo dallo spiegare l’elementare utilità di un secondo palco e di una seconda location, e mi limito a rispondere che sì, tocca davvero ai Disco Ensemble.
Vengono da Helsinki e l’Italia non li conosce. Non passano nemmeno su Brand New e non è cosa da sottovalutare, vista l’influenza televisiva sulle menti e sugli spiriti, anche i più musicali.
Fin dal primo pezzo, “Threat Letter Typewriter”, si rivelano essere band tra le più potenti e precise in circolazione. Tecnica sopraffina – come sembra l’obbligo per ogni band scandinava che si rispetti – unita a una creatività e ad una immediatezza tipicamente rubate agli States, un misto di punk e hardcore, su fragile base indie e new wave che, se potesse godere dei migliori canali promozionali, non tarderebbe a sfondare.
Alternano pezzi dell’ultimo disco “Magic Recoveries” con gli ormai classici del precedente “First Aid Kit” (“Black Euro”, “Drop Dead Casanova” e “We Might Fall Apart” su tutti) e riescono a risvegliare più di qualcuno dalla dilagante epidemia di coma etilici che ha trasformato il palazzeto del ghiaccio di Ritten/Renon in un moderno lazzaretto.
bozen6La desolazione del pre-concerto si tramuta ben presto in una coinvolgente e inaspettata agitazione. Compare anche un mini striscione, probabilmente una deliziosa dichiarazione d’amore in finlandese stretto per il cantante Miikka Koivisto, vera e propria incontrollabile belva umana, capace di tenere il palco come pochi e cantare senza sbavature.  Sembra gradire sia la contenuta ma significativa devastazione delle retrovie, che la mistica approvazione delle primissime file, si alterna tra il microfono e il sintetizzatore, perfetta summa di un impianto sonoro che, sostenuto dagli altri impronunciabili Disco Ensemble, non può lasciare indifferenti.
Il set incendiario e coinvolgente lascia spazio anche all’ultimo singolo “Back On The MF Street” (tamarra dichiarazione d’intenti) e ad un nuovo pezzo (“So Cold”) che lascia intendere con tutta probabilità l’imminente lavorazione di un nuovo disco che a questo punto attendiamo con fervore.
L’unica pecca è forse un concerto troppo corto, ma è la norma quando si tratta di festival di questo genere. C’è comunque il tempo per il canonico bis che, vista la contagiosa movimentazione generale, giunge gradito come non mai.
bozen7“Black Euro” e la conclusiva “Stun Gun” sono proiettili, mitragliate inafferrabili che ci scuotono con violenza e precisione, fino a lasciarci inermi ad attendere un qualche regalo dal cielo.
Il cielo è Helsinki e noi ci sciogliamo come ragazzine di fronte ai ringraziamenti sinceri e sentiti della band, sentendo il dovere, il gradito obbligo di contraccambiare ringraziando ancora più forte, tutti insieme.

Bolzano è l’altro mondo, così vicina e così distante da farti sentire straniero nella tua nazione. Solo la musica può unire, solo i Disco Ensemble hanno fatto dimenticare il clamoroso imbarazzo linguistico e culturale che neanche immaginavi. Quando tutto è finito, abbandoniamo la retorica e ognuno maledettamente per la propria strada.

a cura di Fabio Gallato

foto di Gloria Brusamento


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