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KRAFTWERK + APHEX TWIN – Italia Wave Love Festival, Livorno, 18 luglio 2009

kraftwerk1Italia Wave Love ormai è diventato uno dei festival nazionali più affermati, tanto da riuscir a portare artisti del calibro di Placebo, Aphex Twin e Kraftwerk.

Certo è che l’organizzazione del festival lascia un po’ a desiderare, visto che la biglietteria ha le sembianze di una paninoteca tipica delle periferie urbane. Nonostante tutto, si rivelerà un festival che riesce sì a far richiamo a livello nazionale, ma non certo a sfondare.

Ma tralasciamo la parte dell’organizzazione, ed entriamo nel merito della serata.

Lo stadio “Picchi” di Livorno è gremito come nei grandi festival europei, e la serata promette buona musica elettronica grazie a due artisti come Kraftwerk e Aphex Twin.

kraftwerk2I primi a dar inizio alle danze sono i tedeschi Kraftwerk, “ragazzi” di 60 anni, che di elettronica se ne intendono. Sono lontani gl i anni ’70 in cui usavano metodi un po’ rudimentali per proporre questa musica: adesso si affidano ai più versatili computer Vaio e a sintetizzatori, ma il suono che ne esce è perfetto e uguale a quello di 30 anni fa.
Nella loro semplicità riescono a far muovere tutto il pubblico, dai ventenni ai cinquantenni, presente per la loro esibizione.
Semplicità è quindi la parola d’ordine delle loro canzoni, fluidità del suono, e poche parole. Certo, i testi sono il loro anello debole, ma nella musica elettronica non sempre è utile il testo.

Entrano con “The Man Machine”, una dei loro pezzi più famosi, e il pubblico già inizia ad acclamare i loro beniamini; non c’è tempo per troppi applausi, che subito parte “Planet of Vision”, seguita da “Tour Dkrafterk4e France”. E non poteva mancare ovviamente come sfondo della canzone le immagine di Coppi e Bartali al Tour, come a ringraziare il popolo italiano per queste bellissime imprese.
L’esibizione continua senza tregua, il pubblico gradisce ed  ecco arrivare altri pezzi di successo come “AutoBahn” e “Radioactivity”. Le immagini che accompagnano le canzoni riescono a trasportare la persona in altri luoghi, come il Tour, come l’autostrada, come le immagini dei robot.

“Radioactivity” ricorda alle persone quello che è successo mediante l’uso delle testate nucleari, disastri come Hiroshima, o altri dovuti sempre alla radioattività, come Chernobyl. Terrificante è la cadenza della canzone, come a voler terrorizzare chi ascolta facendo ricordare il passato. Altre canzoni si susseguono, come “Aero Dynamic”, o come “Trans-Europe Express”, fino a quando si chiudono le tende: tutti credono che sia finito lo spettacolo, ma alla riapertura riparte la musica, l’elettronica che i Kraftwerk hanno portato nel mondo per oltre trent’anni, con una piccola differenza: non ci sono più loro ai comandi, ma dei veri robots che si muovono e ci fanno intendere che presto saranno loro a far l’elettronica.
Il finale arriva inesorabile, chiudendo l’esibizione di uno dei gruppi pionieri dell’elettronica, un gruppo che ha fatto nascere tanta della musica che oggi sentiamo circolare. Grazie a loro sono nati tanti gruppi oggi affermati come Daft Punk, Chemical Brothers e lo stesso Aphex Twin. Quello che sicuramente hanno dimostrato è quanto la musica elettronica del ventunesimo secolo lasci a desiderare rispetto alla loro efficace semplicità.

aphexÈ quindi il momento di Aphex Twin, con la sua musica elettronica minimal. Due ore ininterrotte di rumori, di immagini deliranti, di suoni destramente rarefatti. Il tutto condito da alcuni stacchi ambient che riportano le persone in una dimensione più terrena. Forse questi stacchi sono stati i momenti più alti della sua esibizione. Niente di paragonabile a quel che presenta nei suoi album.
Tanto movimento, tanto frastuono, ma inevitabilmente inferiore a coloro che prima sul palco hanno fatto apprezzare l’elettronica anche a chi non se la sente nel sangue.

Tre ore e mezzo in tutto per due artisti, uno dei quali ha lasciato molte persone con tanti punti interrogativi sulla musica elettronica, subito eliminati grazie al provvidenziale ricordo dell’esibizione dei Kraftwerk.

La serata è proseguita con dj Ralf, uno dei dj italiani più affermati, a chiudere questo momento di elettronica e a festeggiare i 10 anni di Elettrowave.

foto e report a cura di Alessio Mariottini

talia Wave ormai è diventato uno dei festival nazionali più affermati, tanto da riuscir a portare artisti del calibro di Placebo, Aphex Twin e Kraftwerk.Certo è che l’organizzazione del festival lascia un po’ a desiderare, visto che la biglietteria ha le sembianze di una paninoteca tipica delle periferie urbane. Nonostante tutto si rivelerà un festival che riesce si a far richiamo a livello nazionale, ma non a sfondare.

Ma tralasciamo la parte dell’organizzazione, ed entriamo nel merito della serata.

Lo stadio è gremito come i grandi festival europei, e la serata promette buona musica elettronica grazie a due artisti come Kraftwerk e Aphex Twin.

I primi a dar inizio alle danze sono i tedeschi Kraftwerk, “ragazzi” di 60 anni, che di elettronica se ne intendono. Sono lontani gli anni 70 in cui usavano metodi un po’ rudimentali per proporre questa musica, adesso si affidano ai più versatili computer Vaio e sintetizzatori, ma il suono che ne esce è perfetto e uguale a quello di 30 anni fa. Nella loro semplicità riescono a far muovere tutto il pubblico, dai ventenni ai cinquantenni presenti per la loro esibizione.

Semplicità è la parola d’ordine delle loro canzoni, fluidità del suono, e poche parole. Certo i testi sono il loro anello debole, ma nella musica elettronica non sempre è utile il testo.

Entrano con The Man Machine, una dei loro pezzi più famosi, e il pubblico inizia ad acclamare i loro beniamini; non c’è tempo per troppi applausi, che subito parte Planet of Vision, seguita da Tour The France. E non poteva mancare ovviamente come sfondo della canzone le immagine di Coppi e Bartali al Tour, come a ringraziare il popolo italiano per queste bellissime imprese. L’esibizione continua senza tregua, e il pubblico gradisce fino ad un altro pezzo di successo come AutoBahn e Radioactivity. Le immagini che accompagnano le canzoni riescono a trasportare la persona in altri luoghi, come il Tour, come l’autostrada, come le immagini dei robot.

Radioactivity ricorda alle persone quello che è successo mediante l’uso delle testate nucleari, disastri come Hiroshima, o altri dovuti sempre alla radioattività, come Chernobyl. Terrificante è la cadenza della canzone, come a terrorizzare chi ascolta facendo ricordare il passato. Altre canzoni si susseguono, come Aero Dynamic, o come Trans-Europe Express, fino a quando si chiudono le tende: tutti credono che sia finito lo spettacolo, ma alla riapertura riparte la musica, l’elettronica che i Kraftwerk hanno portato nel mondo per oltre trentanni, con una piccola differenza: non ci sono più loro ai comandi, ma dei veri robots che si muovono e ci fanno intendere che presto saranno loro a far l’elettronica. Il finale arriva inesorabile, chiudendo l’esibizione di uno dei gruppi pionieri dell’elettronica, un gruppo che ha fatto nascere tanta della musica che oggi sentiamo circolare. Grazie a loro sono nati tanti gruppi oggi affermati come Daft Punk, Chemical Brothers e lo stesso Aphex Twin. Quello che sicuramente hanno dimostrato, quanto la musica elettronica del ventunesimo secolo lasci molto a desiderare, rispetto alla loro semplicità.

È il momento di Aphex Twin, con la sua musica elettronica minimal. Due ore ininterrotte di rumori, di immagini deliranti, di suoni destramente rarefatti. Il tutto condito da alcuni stacchi ambient che riportavano le persone in una dimensioni terrena. Forse questi stacchi sono stati i momenti più alti della sua esibizione. Niente di paragonabile a quel che presenta nei suoi album.

Tanto movimento, tanto frastuono, ma inevitabilmente inferiore a coloro che prima sul palco hanno fatto apprezzare l’elettronica anche a chi non se la sente nel sangue.

Tre ore e mezzo in tutti per due artisti, uno dei quali a lasciato molte persone con tanti punti interrogativi sulla musica elettronica, subito eliminati grazie al ricordo dell’esibizione dei Kraftwerk.

La serata è proseguita dopo con il dj Ralf, uno dei dj italiani più affermati a chiudere questa momento di elettronica e a festeggiare i 10 anni di Elettrowave.

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