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Röyksopp + Ebony Bones – Disco_nnect Festival, Forte Bazzera (VE), 5 settembre 2009

“Segui gli aerei che vedi avvicinarsi e trovi il Forte Bazzera”.

Questo è quello che mi sono sentito dire quando ho chiesto indicazioni per arrivare in zona concerto; ovviamente ho fatto una traduzione “on the fly” dal veneziano all’italiano.
Devo dire che, se all’inzio pensavo fosse uno scherzo (mi ero visto addirittura con il cartello “Follow Me” appeso dietro alla macchina, tipo spot di un noto scooter di qualche anno fa -il tutto corredato da “Surfin’ Bird”), dopo essermi messo in coda serpentone di auto che seguiva la direzione tracciata dagli aerei, mi sono subito ricreduto. La location scelta dagli organizzatori (in fretta e furia visto che doveva svolgersi a Forte Marghera) è stata a dir poco azzeccata: uno spazio verde ricavato da un’ex polveriera del ‘900, con annessa vicinanza della laguna e dell’aeroporto di Venezia.

Tira molto vento questo sabato, vento gelido che mi fa rinchiudere dentro un maglione pesante; molti altri ragazzi presenti sono addirittura sotto giacca a vento. A questo punto penso che questo vento sia l’overture che si sono portati i Röyksopp dalla Novergia.

ebonybones2Entro nel primo capannone che trovo disponibile e mi imbatto subito in una “mensa gigantesca”, con tanto di dj all’opera, dove artisti e pubblico cenano assieme, scambiandosi spesso opioni sul festival in generale. Fuori ovviamente iniziano a suonare i gruppi che formano l’headliner della serata, ovvero gli Ebony Bones che poi lasceranno il palco ancora caldo ai Röyksopp; birra in mano e sigaretta nel tentativo di scaldarmi e via fuori ad ascoltarmi il concerto.

Non ho mai visto così tanti colori in una band! A tratti sembrava di essere al carnevale di Rio in versione leggermente più heavy.
Gli Ebony Bones non sono solo presenza scenica e basta, sono consistenza ed enerigia allo stato puro; è difficile trovare una band, scusate, una cantante con una backing bands in cui techno, hip hop e rock si fondano assieme per dar vita a qualcosa fuori dal comune. Orecchiabile e gradevole soprattutto. Già dai primi pezzi il terreno sotto il palco inizia ad animarsi e popolarsi: chi era nel tendone arriva sgranando gli occhi e, come dopo essersi svegliati da un letargo, iniziano a baebonybones1llare e a “pogare” (sempre con stile).
Da sottolineare sicuramente gli stacchetti quasi “alla velina” delle due coloratissime coriste, e del continuo ed instancabile saltellamento per il palco da parte del chitarrista. C’e’ poco da fare: questa è energia che viene trasmessa all’ascoltatore, che ripaga ballando e saltando da una parte all’altra del main stage.
Io me ne sto momentaneamente fuori dalla “zona calda” perchè voglio sentire bene i suoni e vedere i movimenti di questo incredibile gruppo. Fa veramente freddo. Da dove mi trovavo i suoni arrivavano benissimo, si sentiva tutta la botta generata dalla batteria e il ritmo generato dalla chitarra, inoltre saltavano agli occhi, sarò pur ripetitivo, le coriste ed i braccialetti -se così si possono chiamare- indossati dalla cantante: due cubi immensi.

Dopo circa un’oretta ed una concessione di bis gli Ebony Bones lasciano il palco soddisfatti, lo si vede dal sorriso che hanno i musicisti una volta scesa la scaletta che porta ai camerini.

Movimenti frenetici sul palco per cambiare gli strumenti ed ecco pronto il palco per gli Headliner Röyksopp.

Siamo tutti in attesa, tutti molto vicini perchè tira veramente tanta aria (non so se l’ho detto, ma fa tanto freddo): secondo me, se per caso fosse stata scattata una foto dall’alto, ci avrebbero scambiato per pinguini in Antartide.

Verso le 23 circa inizia a farsi strada tra il pubblico, quasi come un sibilo, delle note di sottofondo e poco dopo, ecco entrare Torbjorn (il biondino per intenderci) con maschera nera sul volto, Svein Berge vestito di nero con degli strani bracciali arancioni ed il bassista.

royksopp1L’aria si carica subito di elettronica con un brano preso dall’ultimo album (“Junior”) che gasa immediatemente tutti e chi si trova in prima fila inizia timidamente  ad urlare “Röyksopp Forever” (parafrasando il titolo della canzone: Roysopp Forever). Subito dopo la questo inizio Torbjorn estrae un foglietto, che lo accompagnerà per tutta la sera, con le classiche “espressioni da dire in terra straniera”:  si va dal “Grazie” al “State bene?” fino al “Ne volete ancora?”. Il tutto viene detto con una simpatia tale che il pubblico risponde non con urla indistinte ma spesso con “YEAH”, a livelli di decibel siderali. A dire la verità, è in questo momento che inizia e non finisce più il momento del delirio da parte di questo personaggio che si districa attorno ad un groviglio di tastiere e synth; il culmine lo raggiunge urlando “I’m an Italian man”.

Ad accompagnare il viaggio musicale dei Röyksopp c’e’ anche  Anneli Drecker, una delle cantanti più brave che abbia mai sentito; interviene spesso in molte canzoni e dà il meglio di se in pezzi come “What else is there?”, “The girl and the robot” e nei vocalizzi da pelle d’oca in “Only this moment”.
In “The girl and the robot” inizia un bellissimo duo tra questa bellissima cantante e Svein, vestito come l’androide presente nel video di quroyksopp2esta canzone: pubblico ovviamente in delirio e gran voglia di ballare… non in modo forsennato, ma lento, quasi a voler sottolineare ogni singola nota che esce dalle casse poste a lato del palco.

Il concerto prosegue con un mix di pezzi classici presi dai precedenti album e dall’esecuzione di quasi tutto “Junior”, come detto, il nuovo album. La serata sta scorrendo via veramente bene, quasi non mi accorgo che stanno suonando da più di un’ora, o meglio, me ne accorgo quando salutano tutti e se ne vanno.
In un momento di lucidità qualcuno inizia ad urlare “bis, fuori, bis” e in men che non si dica, Torbjorn entra correndo sul palco, si butta a terra e, tra le risate generali del pubblico, grazie al microfono teso dal suo compagno di merende urla “Another one! Just for you”.
Questo è il più bel regalo che una band possa fare al proprio pubblico!

La canzone che propongono per concludere la serata non l’avevo mai sentita, da gente beninformata apprendo che dovrebbe essere la nuova hit del prossimo album. Sta di fatto che una botta così dura da parte di questo duo non l’avevo mai sentita: inizio molto calmo e lento, in pieno stile Röyksopp, ma poi si passa allo stato dell’arte dell’elettronica più pura, dove ogni suono è una martellata assestata con forte dolcezza. I ragazzi vicino a me iniziano a scatenarsi che sembra quasi di essere in mezzo ad un rave.

Purtroppo questa è veramente l’ultimo pezzo, il duo saluta e se ne va dietro le quinte, sospinto da un grandissimo e collettivo applauso. Se lo sono meritati!

La serata continua con un dj francese nel main stage che fa sentire la sua bravura nel mischiare electro-funk e afro, mentre poco più in la, sopra un bus anni ’70  scorgo un’alternanza continua di dj e generi musicali. Grandissima questa idea, un merito agli organizzatori!

A questo punto mi dirigo in sala stampa, alla ricerca di qualche info sui numeri del concerto ma riesco a racimolare solo le statistiche relative al pubblico: 700 prevendite e 2.300 ingressi solamente sabato.
Purtroppo la mia chiaccherata con il gentilissimo e disponibilissimo direttore stampa del festival viene interrotta dall’ingresso di un tale (dicesi famoso dj ma ancor oggi non è pervenuto) che inizia a fare il diavolo a quattro tanto che c’e’ bisogno di chiamare parecchi uomini della security per fermarlo dal tentativo di appendere uno degli organizzatori sul muro al posto di un quadro. Questa scena mi ha disgustato parecchio, soprattutto per le parole usate da questa “guest star” (vi riporto solo: “sono l’unico professionista qui io, e merito il massimo rispetto”; questo dopo aver praticamento sfondato la porta di cui sopra) perchè non ho mai trovato uno staff così vicino al pubblico e soprattutto ai redattori, come me, che spesso non vengono neanche fatti avvicinare alla domus aurea chiamata appunto “sala stampa”.

Uso quindi queste poche righe per elogiare veramente i ragazzi che hanno organizzato il festival, soprattutto per la disponibilità dimostrata e per aver spostato questo evento, in solo due giorni, da un luogo (Forte Marghera) ad un’altro (Forte Bazzera).

Consiglio invece a tutti di andare a vedere, se ne avete l’opportunità, i Röyksopp: sono una band (duo mi pare restrittivo) veramente capace di creare emozioni particolari e di usare l’elettronica per portarti in un viaggio degno di quelli di Alice nel Paese delle meraviglie. Alla fine della serata, o meglio del concerto, il vento ha iniziato a tirare ancora di più, soprattutto verso nord, quasi geloso di riportarsi questa bellissima musica nella sua, o loro, Norvegia.

a cura di Enrico Pavan

foto di Rodolphe de Warenghein e Ambra Lorenzetti

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