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The Thermals + Telekinesis – La Casa 139, Milano, 20 ottobre 2009

thermals1Milano. Il luogo è La Casa 139, dove solo tre giorni prima si è registrato il tutto esaurito per i The XX. Il prezzo del biglietto è lo stesso (13 euro) ma le attese in quanto a pubblico sono molto minori, visto che il concerto è di martedì e i Thermals non sono di certo additati dalla stampa del settore come la Next Big Thing. Ed invece, prima piacevolissima sorpresa della serata,il locale si riempie a poco a poco. Al piano terra per ingannare l’attesa si guarda non senza un pizzico di divertimento la figuraccia dell’Inter con la Dinamo; poi, finalmente aprono il piano superiore ed i Telekinesis inaugurano la serata.

E qui c’è la vera sorpresa: adoro questo gruppo con tutto il mio cuore. Non avevo idea di chi fossero ma li ho amati. Una volta tornato a casa cercando su internet scoprirò che i telekinesis1Telekinesis sono il progetto solista del giovane Michael Benjamin Lerner da Seattle, sotto contratto con la Merge Records (che ha prodotto in passato Spoon, Neutral Milk Hotel e Magnetic Fields tra gli altri) e pupillo di quel geniaccio di Chris Walla dei Death Cab For Cutie, con il quale ha registrato alcuni brani dell’album; un ottimo disco che però non rende giustizia alla performance di stasera.

Sul palco si presentano in tre,un chitarrista, un bassista e lui al centro che suona la batteria e canta ,e per strafare ogni tanto suona pure la chitarra acustica come nell’intro della bellissima “Coast of Carolina”. Non sbagliano un colpo, c’è l’energia, c’è la voglia di suonare, c’è quell’atmosfera tipica di quando vai a sentire il concerto di un gruppo di amici. Mezzora di pura spensieratezza e Power Pop. Potrei andarmene a casa contento.

Ma ecco che tocca ai The Thermals.

Una ventina di pezzi in scaletta,tutti validissimi e suonati magistralmente, l’esperienza c’è e si vede. Nulla da dire. Decisamente bravi. Ma manca qualcosa. I tre semthermals2brano non vedere il pubblico,ed alcune “scenette da repertorio” classiche del concerto rock, come quella in cui il cantante Hutch Harris si lancia in ginocchio,chitarra al collo, ai piedi della bassista,sembrano studiate a tavolino e si ripetono con regolarità tre o quattro volte nel corso dell’esibizione.
Solo in chiusura,quando sfoderano in successione “Saint Rosa And The Swallows”, “A Pillar of Salt” e la super radio-friendly “Now We Can See” rompono quel muro formatosi tra pubblico e palcoscenico, riscaldando gli animi fino ad allora un po freddi.
I tre escono di scena, la gente chiede il bis, ma il roadie inizia a spegnere gli ampli ed urla al fonico: “Turn on the music, it’s finished!”.
A questo punto mi dirigo verso la fermata del tram dove tiro le somme della serata: ho scoperto un nuovo gruppo da aggiungere al mio Ipod ed i Thermals han fatto il loro lavoro senza sfigurare. Insomma 13 euro ben spesi.

Quasi dimenticavo: un più per la bassista dei Thermals che oltre ad esser stata la più coinvolta tra quelli di Portland si è pure ascoltata tutto il concerto del gruppo spalla dalla prima fila,il che è sempre ammirevole.

a cura di Michele Marcolungo

www.thethermals.com

www.myspace.com/telekinesismusic

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