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Pan Del Diavolo – Sono All’Osso

2010 - La Tempesta Dischi
folk/punk

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Tracklist

01. Farà cadere lei
02. Pertanto
03. Il centauro
04. Università
05. Blu Laguna
06. Bomba nel cuore
07. Il boom
08. Il mistero dello specchio rotto
09. Sono all'osso
10. Africa
11. Ciriaco
12. Scarpette a punta

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Il 2010 è iniziato da poche settimane, ma una certezza nel campo musicale italiano gia c’è. La Tempesta dischi ha fatto nuovamente centro e dopo Le Luci della Centrale Elettrica nel 2008, Il Teatro degli Orrori e Zen Circus nell’anno appena concluso, manda allo sbaraglio un nuovo gruppo siciliano che, fin da ora, posso scommetterci, farà parlare di sè.

Il Pan del Diavolo è un duo formato da Pietro Alessandro Alosi, mente, nonchè voce, chitarra e grancassa e Gianluca Bartolo alle chitarre. Ebbene sì, la strumentazione è ridotta all’osso, quasi a parafrasare il titolo di questo loro debutto “Sono all’osso”. Formatosi nel 2006, i Pan del Diavolo, nel giro di soli tre anni,  sono riusciti, grazie soprattutto ai concerti (di rilievo l’apertura dei live dei Gogol Bordello) e al buon EP omonimo uscito nel 2008 ad imporsi come una delle più originali e fresche novità del panorama italiano.
La loro forza è da ricercare nel saper, così bene, incastrare la roots music americana, quindi folk, bluegrass country e rock’n’roll con la tradizione musicale siciliana e il cantautorato meno classico italiano. Il tutto suonato con quell’urgenza combat-punk, senza  l’ausilio, però, della classica strumentazione rock, batteria-basso-chitarra elettrica.

Se proprio bisogna trovare dei termini di paragone nel panorama italiano, mi vengono in mente il primo Bennato, one-man band e il Rino Gaetano degli esordi, oppure avvicinandoci al presente, il Bugo lo-fi dei primi demo. Ma dentro al mondo de Il Pan Del Diavolo troviamo molti riferimenti al roock’n’roll d’annata come  in Blu laguna e Sono all’osso, al bluegrass americano come in Pertanto o al rockabilly come in Centauro. Con testi a volte visionari e disincantati oppure con riferimenti ben radicati nel presente però riletto con cinicità.
Bomba nel cuore, possiede l’irruenza del punk, grazie all’aiuto degli amici Zen Circus, tanto per confermare l’amicizia e l’unità d’intenti tra gli artisti dell’etichetta La Tempesta.
I ritmi rallentano con la ballata Africa e la filastrocca finale Scarpette a punta, dove il fantasma di Gaetano sembra materializzarsi.

Se aggiungiamo che il tutto è stato prodotto da Fabio Izzo con la supervisione di JD Foster, già al lavoro con i texani Calexico e Capossela, abbiamo tra le mani un lavoro che si candida autorevolmente ad essere già una delle migliori uscite italiane di questo anno appena iniziato.
Io me ne sono innamorato al primo ascolto, rapito da questa proposta che sembra riportare alla ribalta il folk, suonato con semplicità, senza troppo lavoro di produzione ma cercando di tagliare il più possibile invece di aggiungere, dando così maggior risalto alla graffiante voce di Alosi. Una proposta tanto nuova quanto retrò.
Il piede batte e tiene il ritmo durante tutta la durata di queste dodici canzoni e questo mi può bastare…

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