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Xiu Xiu – Dear God I Hate Myself

2010 - Kill Rock Stars
alternative/indie/rock

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Tracklist

1. Gray Death
2. Chocolates Makes You Happy
3. House Sparrow
4. Hyunhye's Theme
5. Dear God, I Hate Myself
6. Secret Motel
7. Falkland Rd.
8. The Fabrizio Palumbo Retaliation
9. Cumberland Gap
10. This Too Shall Pass Away
11. Impossible Feeling

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Jamie Stewart sembra essere uscito dal tunnel della depressione togliendosi gli abiti da nerd schizofrenico e indossando giacchette borchiate e cravattini.
L’hanno visto ballare Indie e stringere la mano a Casiotone for the Painfully Alone.
Adesso riesce a condurre una conversazione sul tempo che fa, prende il caffè e legge il giornale.

Ebbene sì!
Dopo il barzottissimo Women as Lovers ce li ritroviamo in una veste ultramelodica che non fa male a nessuno ma che abbandona le atmosfere cupe e problematiche del passato. Ce li ricordiamo curvi e piangenti tra le note di Hives Hives o Sad Pony Guerrilla Girl per ritrovarli finalmente vivaci in pezzi come Secret Motel e Chocolate Makes You Happy.
Il disco si apre con Grey Death (che ricorda in maniera inimmaginabile la sigla di Creamy) batteria dritta, forma canzone, aperture e chiusure degne del vero e puro indie rock e così continua fino a House Sparrow momento leggermente più crepuscolare che introduce Hyunye’s Theme ballatona chitarra e voce che stupisce i timpani di chi è abituato ad ascoltare la voce di Jamie Stewart super-efettata tra suoni di tubi che esplodono e tempeste elettriche senza controllo.
Così anche per Cumberland Gap, traccia semi-country assolutamente fuori luogo alla quale segue This too shall Pass Away, electro rock gioioso con appunti di synth twee pop.
La traccia che conclude il disco sembra l’unica fedele al passato: Impossible feeling (che già dal titolo ci fa capire che in fondo in fondo c’è qualcosa che non va) ma è talmente breve che risulta irrilevante nell’opera di convincimento “Siamo sempre noi, quelli tristi”.

Dear God I Hate Myself non è un’opera prodotta per prenderci per i fondelli, non è leccata, non è pop, non è ipocrita.
E’ il risultato di un cambiamento profondo che per la sopravvivenza degli Xiu Xiu dopo Women as Lovers mi pare il più genuino e il più coerente. La band non tradisce nessuno, solo organizza la dinamica dei suoni per una resa del prodotto più sopportabile.
Questo non significa che sia un disco di facile ascolto da mettere tra quello dei Franz Ferdinand e degli Interpol, diciamo però, che d’ora in poi lo possiamo mettere sullo stesso scaffale dei Books e dei Tunng.
Va bene, gli Xiu Xiu ci piacciono e se avessero prodotto un disco con suoni di porte che cigolano li avremmo stimati lo stesso.

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