Il manico di chitarra, ritratto in copertina, potrebbe riprodurre quello che è rimasto della chitarra acustica di Nick Oliveri dopo la registrazione di questi dieci pezzi. Veemenza punk catapultata su canzoni rilette unplugged con sola voce e chitarra.
Certo non si può dire che Oliveri sia un personaggio che se ne stia per troppo tempo senza far nulla. Prima con Kyuss e i bizzarri Dwarves, poi lasciati i Queens of the stone age, rimise in moto i suoi Mondo Generator e ora in un ritaglio di tempo ha deciso di divertirsi riproponendo canzoni sue e cover ,in una sorta di registrazione casalinga.
Oliveri riesce bene a trasportare la sua carica animalesca (e chi l’ha già visto all’opera in sede live sa di cosa sto parlando) a scapito della povera chitarra acustica suonata e maltrattata dall’inizio alla fine.
Oliveri era il bassista e l’anima ribelle e l’incognita impazzita che, unita alla chitarra di “pel di carota” Joshua Homme, fece dei primi tre dischi dei Queens of the stone age, un giusto e valido seguito all’era Kyuss. Dopo la sua dipartita, avvenuta dopo il pluripremiato da critica e fans, “Songs for the deaf”, le “regine” hanno perso quell’imprevedibilità che Olivieri sapeva dare. Imprevedibilità che troviamo in questi pezzi, seppur acustici. La sua voce sgraziata e corrosiva, unita ad un uso della chitarra abbastanza dozzinale, riesce però a dare ai motivi quella genuinità che i Queens of the stone age non hanno più da qualche anno.
Tra canzoni autografe come Invisible like the sky e Unless i can kill e cover Hybrid moments(MISFITS),Scumfuc(GG Allin) e l’omaggio ai nostri RAW POWER (idoli in America dimendicati nel belpaese) riproponendo proprio in apertura la loro Start a fight, Oliveri non dimentica il suo passato, risuonando alla sua maniera, I’m gonna leave dei Queens of the stone age e Love has passed me by dei seminali Kyuss.
Disco consigliato ai soli die-hard fans di Oliveri e a chi a voglia di scoprire un personaggio che vive la musica in modo viscerale e che sicuramente qualche buon segno negli anni novanta l’ha lasciato.