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Alkaline Trio – This addiction

2010 - Epitaph Records
Alternative Rock / Pop Punk

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Tracklist

1. "This Addiction"
2. "Dine, Dine My Darling"
3. "Lead Poisoning"
4. "Dead on the Floor"
5. "The American Scream"
6. "Off the Map"
7. "Draculina"
8. "Eating Me Alive"
9. "Piss and Vinegar"
10. "Dorothy"
11. "Fine"

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Forse siamo davvero al capolinea. In un certo senso era anche nell’aria, uno poteva aspettarselo. Forse è la fine di un certo tipo di fenomeno o almeno la sua generica mutazione, un cambiamento che sembra più una dichiarazione di morte, da parte di chi faceva e fa (?) un certo tipo di musica, seguendo un certo tipo di fenomeno, indossando un certo tipo di abiti e mostrando un certo tipo di “mood”. E dire che all’inizio, gli Alkaline Trio, neanche potevano essere classificati tra i ranghi di tale fenomeno, poi il richiamo, quello della gente o semplicemente una necessità di scena, giusto per non rimanere senza pubblico, giusto per non sentirsi soli a guardare giù dal palco, giusto per vederci un po’ di gente sotto quel palco o forse per sentirsi parte di qualcosa che improvvisamente aveva subito una strana metamorfosi; dal punk tirato ad un rock un po’ più morb ido e pieno di smerigliature corali da pop band, come se i Backstreet boys si fossero spostati verso il punk o gli Alkaline Trio si fossero avvicinati al pop, che cazzo di giochi di parole. Poi c’è anche il problema dell’originalità anche per quanto riguarda i titoli delle canzoni, non mi fermo a lungo sul caso di Dine dine my darling, credo non ci sia bisogno di altre spiegazioni.

In passato il terzetto di Chicago formato da Matt Skiba (voce, chitarre), Dan Adriano (voce, basso), Derek Grant (voce, batteria), ci aveva abituato ai ritmi veloci e anche a qualche urlo, ora la voce di Skiba è un po’ stanca, un attimo più dolce, senza escludere completamente quel carattere ruvido particolare delle melodie del punk, del vero punk. È brutto notare come si siano lasciati scappare tutto questo o forse non mi piace il fatto che alla fine lo abbiano fatto con cogni zione di causa, volendo appunto compiacere qualche giullare impagliato nell’ambiente discografico o nel tentativo di avvicinarsi a quella fetta di pubblico dell’agognato versante Emo. Le note iniziali di Draculina faranno piangere più di qualche quindicenne e devo ammettere che non deve comunque essere facile trovare questo tipo di formule, così ben combinate tra arpeggi, riff e cori da colonna sonora Twiligthiana. Un episodio che possiamo prendere e trascinare fuori da tutto il disco è Lead poisoning, non perché può diventare un potenziale cavallo di battaglia per i loro live-act, niente di trascendentale, ma semplicemente si distingue dal resto di tutto il lavoro.

Per assurdo, questo “nuovo corso”, che non inizia comunque da questo This Addiction, è come una guida verso il viale del tramonto dello stesso, la fine poco dopo l’inizio, non c’è tanto da incolpare i tre ragazzi di Chicago, quanto un intero movimento che sta collassando su se stesso perché tirato troppo in alto, l’unico rimprovero forse sta nella tempistica, forse dovevano pensare tutto ciò una decina di anni fa, non adesso. È quasi come fosse un “revival”.

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