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Interviste

Maledetta Primavera – Festa Nazionale Della Nuova Musica Italiana – Intervista a Michele Wad Caporosso

Salutare la primavera a suon di buona musica italiana, quella che non si ascolta in radio, quella che non passa le televisioni, ma che sbanca sul web e riempie i locali della penisola. Questo l’obiettivo di “Maledetta Primavera – Festa Nazionale Della Nuova Musica Italiana”, manifestazione giunta alla seconda edizione, organizzata dal portale di rock italiano Rockit, che con la collaborazione di utenti, fan e addetti ai lavori ha seminato in tutta Italia fiori musicali pronti a germogliare questa sera in una grande festa, da Bolzano a Montesano Salatino (LE), da Trieste a Ciriè (TO).

Ne abbiamo parlato con il redattore di Rockit Michele Wad Caporosso. A cura di Gianluca Lambiase.

Com’è nata l’idea di una manifestazione come Maledetta Primavera?
E’ nata durante una cena del consiglio direttivo dell’Associazione Nazionale Rockit. L’idea iniziale era di fare più di due concerti nello stesso giorno e di creare un momento nazionale di valorizzazione della musica prodotta in Italia, quella diciamo non-convenzionale. Abbiamo lanciato l’input inizialmente ai 40mila utenti della nostra newsletter e la risposta sin da subito è stata numerosa ed eccitante. Lo scorso anno ci furono circa 100 concerti in contemporanea, quest’anno ne sono previsti oltre 120. In sostanza la manifestazione è partita da un’idea di Rockit ma è diventata nazionale nel senso che poi ognuno ha gestito autonomamente, a livello artistico ed economico, la propria festa amplificandola a livello locale e creando, come nemmeno potevamo sperare, una giornata nazionale.

Per questa seconda edizione vi siete posti obiettivi ben precisi? (economici, di pubblico…)
Non esattamente, l’intenzione era ovviamente di aumentare il feedback mediatico attorno al progetto e così è stato. Abbiamo lavorato a Maledetta Primavera nei primi mesi di quest’anno e nel frattempo abbiamo pure trovato il tempo di realizzare un festival, l’edizione invernale del MI AMI, che è stato per Milano un nuovo punto fisso nell’immaginario collettivo per la buona promozione della musica made in Italy.

Ha ancora senso a tuo avviso etichettare gran parte della musica che suonerà su e giù per l’Italia sabato come musica “indie”?
Non lo ha mai avuto. L’indie, a mio avviso, è uno dei sottogeneri musicali più interessati degli ultimi dieci anni ma in Italia è stato riadattato già da subito come uno stereotipo, e questo ha alimentato la costruzione di limiti, preconcetti, circuiti e muri. La redazione di Rockit quotidianamente fa un lavoro di informazione, promozione e diffusione di tutto quello che c’è di buono a livello musicale in Italia. L’indie ne è solo una parte.

Tempo fa riflettevo con Appino dei Zen Circus su come si è evoluta in positivo negli ultimi anni la scena underground italiana in un momento in cui tutti dicono che la musica sta andando a rotoli. Dal successo di eventi come il Mi Ami al consolidamento di etichette che producono solo ed esclusivamente musica italiana (La Tempesta). Come te lo spieghi?
E’ l’effetto della spontaneità e della potenza di tutta l’energia e l’elettricità che pulsa in Italia, dagli scantinati alle sale prove ai grossi club. Non so nemmeno più quanto possa essere considerata underground una cosa così, a livello numerico e di business sicuramente lo è, ma se qualche sapientino volesse considerarne l’efficacia socioculturale più che “underground” sarebbe “parallela”. E spesso i micromondi “paralleli” son quelli che hanno le motivazioni genuine, la forza e il coraggio per cambiare lo stato delle cose. Appino non a caso è uno dei candidati del Partito MIO (Musica Italiana Ovunque) con lo slogan: “Vivere male, vivere tutti”.

www.maledettaprimavera.it

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