Impatto Sonoro
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Intervista ai KITSCH

Il loro debutto “Mentre tutto collassa” è un disco diretto e compatto così come lo sono stati in questa lunga intervista a cui hanno partecipato tre componenti su quattro della band, dimostrando grande spirito di squadra, speriamo “vincente”, ma sopratutto grande voglia di emergere e comunicare.

Intervista a cura di Enzo Curelli

Come vi presentate a chi ancora non vi conosce?
Ale K: Difficile da dire in poche parole…Siamo una band che attraverso un rock semplice e d’impatto cerca di enfatizzare i concetti espressi tramite i testi, che riteniamo fondamentali per il nostro progetto.
Massi K: Ci presentiamo con l’intento di far parlare la nostra musica e soprattutto i nostri testi, cercando di non influenzare lascoltatore attraverso l’immagine, ma solo con ciò che si può percepire attraverso le orecchie.

Ascoltando il disco, si nota un legame tematico tra le canzoni, quasi una sorta di concept. E’ casualità o le canzoni rientrano dentro ad un preciso progetto?
Attilio K: Abbiamo provato a raccontare parte del nostro Tempo, con le sue contraddizioni e le sue molteplici sfaccettature. Il titolo ha regalato la possibilità di legare maggiormente i concetti e di delinearne il centro. Pensato proprio per creare un filo conduttore tra le canzoni, il titolo, attraverso la sua totale drammaticità, tenta di stimolare una reazione, cercando di accentuare un’urgenza nella ricerca di valide soluzioni. Tolti i due momenti linguisticamente più introspettivi (L’attimo e Le illusioni), l’album fondamentalmente ruota intorno a quel “Mentre Tutto Collassa”: diventa l’incipit naturale delle canzoni, prefazione concettuale ad ogni testo; per ricordarsi attraverso quel “mentre” che sta già accadendo… Il tentativo c’è stato, anche se definire “MTC” un Concept Album sarebbe sicuramente troppo osato.
Massi K: Più di una persona ha definito il nostro disco un concept… E’ una parola che richiama a capolavori della musica (uno a caso: “The Wall”… che tutti noi saremo ad ammirare l’anno prossimo dal vivo), per cui è sicuramente un termine azzardato, anche se effettivamente tutti i temi affrontati riconducono al kitsch e al collasso di questi tempi, tra l’altro riassunti dal nostro nome e dal titolo dell’album.

I testi delle canzoni sono molto diretti ed espliciti, non avete paura di cadere, a volte, nell’ostacolo della retorica?
Attilio K: Preferisco rischiare. Qualche volta mi faccio prendere dal panico… a volte m’intestardisco… molte volte quello che cerco di scrivere è il tentativo ironico di raccontare un aspetto caratterizzante del nostro Tempo… il concetto dei Cantastorie applicato al rock odierno… cantare per raccontare quello che stiamo vivendo… partendo dalle cose semplici, dal quotidiano in tutti suoi vari aspetti, da quello che vedo con questi occhi… cercando di concentrarmi sulla provincia e non sul mondo… non ho l’intelligenza per parlare d’Israele, quindi parlo di Abbiategrasso… e siccome non ho risposte faccio domande… sperando sempre di tornare indietro per rifare gli stessi errori in maniera diversa… volevo provare a tener fede a quella frase di Marco Tullio Giordana, letta con ammirazione qualche anno fa. Diceva: “Gli artisti dovrebbero sollevare i sassi e mostrare i verminai che nascondono”…
Massi K: Quando si trattano argomenti di questo tipo è “facile cadere in luoghi comuni” (come diciamo in Alibi di Vetro), però il nostro Attilio ha una tale cura dei testi che riesce ad essere diretto e mai banale. Mentre i pezzi nascono molto spontaneamente e in breve tempo, i testi subiscono una gestazione di mesi prima di diventare definitivi.

Come è avvenuto l’incontro con il vostro produttore artistico Diego Galeri?
Massi K:

Questo è un aneddoto che mi piace raccontare… Tornavamo da un’intervista a Radio Città del Capo (Bologna) e, nella classica tappa all’autogrill, ad un certo punto riconosco Diego. Io e Attilio abbiamo spinto Adri ad andare a conoscerlo e lasciargli il nostro precedente EP. Casualmente cercava un progetto su cui investire con la sua etichetta (Prismopaco Records)… dopo aver ascoltato il nostro lavoro, a distanza di poco tempo, ci ha ricontattati e da li è nato tutto.

Riprendendo la domanda iniziale, presente nella vostra canzone “Poetimprenditori”, …ma quanto vale la vostra musica?
Massi K: La risposta è tutta nel video della canzone. Con la musica quasi mai ci mangi, per cui molta gente la vede come una perdita di tempo. Ciò che ti da è una ricchezza morale che è comunque impagabile. Inoltre, è un periodo storico particolare; per la maggior parte dei gruppi indipendenti italiani le uscite sono tante, mentre le entrate spesso consistono in birre e piadine. Il fatto che il video sia stato realizzato praticamente a costo zero non è soltanto frutto della necessità, ma, anche per rappresentare ancora meglio il messaggio.
Attilio K: Se fatta con onestà, credo sia molto difficile decifrare il valore della propria musica; viverla con passione porta a giudicarsi in maniera poco obiettiva… Tempo fa ho visto un film al quale, poi, mi sono molto affezionato. E’ un film francese del 2000, diretto da Agnès Jaoui e candidato all’Oscar nello stesso anno come miglior film straniero. Con la tipica ironia francese, nel film si racconta la storia di un imprenditore che prende una sbandata per un attrice di teatro… mettere due mondi così diversi a confronto fa inevitabilmente nascere delle incomprensioni al limite del surreale. A metà esatta della pellicola, durante una chiaccherata in un pub, il maldestro imprenditore chiede all’attrice (interpretata da Anne Alvaro) quale sia la cosa più difficile per un artista (azzardando anche: “la memoria”); e lei, immediatamente, riponde risoluta e senza dubbi: “Dover dipendere dal gusto degli altri”… “Il gusto degli altri” è anche il titolo del film… ricordo di averlo trovato talmente esemplificativo da volerlo usare/citare come titolo per il nostro primo E.P. . Ecco perchè alla domanda “ma quanto vale la vostra musica?” risponderei: “…dipende dal gusto degli altri…”

Sempre in “Poetimprenditori”, parlate di milioni di vittime…, pur nella vostra breve carriera, avete mai subito pressioni o interferenze esterne poco gradite sulla vostra musica?
Massi K: Personalmente no, ma ne avrei da raccontare di aneddoti di conoscenti… Il comune demoninatore di tutte le vicende è sempre il denaro, oltre alle cosiddette ‘conoscenze’.
Ale K: Fortunatamente no! Anzi, il nostro essere coerenti e diretti, cercando di dare un messaggio forte e preciso, è stato paradossalmente il nostro punto di forza e il motivo per cui la gente si avvicina a noi.

Novembre 2010, il “Pippo Baudo” di turno vi invita alle selezioni di Sanremo…
Attilio K: Personalmente sono tra quelli che ha apprezzato vedere una band come gli Afterhours sul palco dell’Ariston, soprattutto per la canzone che hanno deciso di proporre… non ci vedo nulla di male a presenziare a Sanremo, l’importante è farlo senza snaturarsi. Pensare di poter veicolare un messaggio attraverso milioni di orecchie sarebbe un’opportunità grandissima… l’importante è cercare di sfruttarla restando coerenti a se stessi. Sanremo dovrebbe avere il coraggio di allontanarsi dallo stereotipo “cuore-amore”… con il tempo non ha saputo più aggiornarsi, trasformandosi in uno spettacolo senz’anima e in una passerella per vecchi… dovrebbe aspirare ad essere il reale specchio del Paese, rinnovarsi nei modi, negli stili, avvicinarsi alla musica reale… bisognerebbe fare uno show più indipendente dalle Case Discografiche, più snello nella struttura, renderlo realmente accessibile (forse non tutti sanno che per suonare a Sanremo si paga… e si paga tanto )… anche se, spalancare le porte ai ragazzi dei Talent Show, ho paura abbia dato il colpo di grazia alla possibilità di una rivincita culturale Sanremese… moriremo scemi, ma contenti di far l’amore “in ogni modo, in ogni luogo e in ogni lago”…
Ale K: Sanremo è sicuramente un’ottima vetrina. E non è vero che è pieno solo di musica di scarsa qualità e poco impegnata… l’Arisa di turno per intenderci. Mi vengono in mente diversi brani, delle ultime edizioni del Festival, che hanno trattato temi importanti; come ad esempio quello di Simone Cristicchi “Ti regalerò una rosa”, o “Pensa” di Fabrizio Moro… dipende da come ci si pone. Credo sinceramente che parteciperemmo molto volentieri, a patto ovviamente di poter essere coerenti con il nostro messaggio.

In “La mia generazione” siete molto critici verso la vostra generazione, non credi che stia pagando, anche, gli errori delle generazioni precedenti?
Ale K: Assolutamente si… Questa canzone sembra assolutamente disfattista nei confronti della nostra generazione, ma dal mio punto di vista si limita a fare una fotografia del momento attuale… sotto-sotto vuole essere una provacazione nei confronti della nostra generazione, affinchè si svegli dal torpore attuale.
Attilio K: Credo anch’io che le ultime generazioni siano rimaste vittime del passato, condannate a nascere in un mondo malato… un Paese per vecchi, senza ricambi generazionali, i posti occupati dalle caste, le raccomandazioni come unico mezzo per farsi spazio… completamente soggiogati ai meccanismi di questo Tempo, vittime del consumismo… privati della dignità, della speranza, relegati ai lavori interinali, eterni apprendisti… allegri ragazzi morti… ma nonostante questo, credo che nessuno, in questo periodo, si possa sentire esente da colpe… bisognerebbe cominciare realmente a riacquisire coscienza, lottare tutti insieme, interessandosi attivamente a quello che succede intorno, cercare di fare qualcosa per cambiare. Altrimenti “cosa racconteremo, ai figli che non avremo, di questi cazzo di anni zero”?… Che abbiamo perso tutto?…

Vi scagliate, spesso, contro la televisione, che presumo guardiate poco. Si salva ancora qualcosa?
Attilio K: Dentro la “Scatola a Colori” trovo tutti i lati peggiori di questi Tempi… quando i video più cliccati sul portale web di un noto telegiornale, sono una serie di video culinari, forse bisognerebbe fermarsi e riflettere. La televisione con il tempo è diventata la voce del Potere, usata esclusivamente per manipolare la realtà, a discapito della verità. I mezzi sono mezzi subdoli, spietati. I servi sono manipolatori consapevoli. I livelli sono terrificanti. La televisione esercita il proprio potere con assoluta mancanza di decenza, ma ancora con dei risultati eccellenti (…tutti in coda per poter apparire al di là dello schermo…). Conoscere le cose però non è ancora impossibile, ma sapere dove guardare per trovare risposte è sempre estremamente difficile… e se si sa dove guardare poi bisogna capire come selezionare…
Ale K: Figurati che io non ho la televisione in casa! Grazie a internet posso vedere quello che voglio quando voglio… La grande differenza con la televisione è questa. La TV ti impone una programmazione “fissa” verso la quale ti devi porre per forza in maniera passiva… sul fatto che la qualità dei palinsesti sia andata sempre più peggiorando nel corso degli anni, credo ci sia poco da dire, è un fatto palese sotto gli occhi di tutti.

In “Mani in tasca” sotto torchio c’è anche la religione. Alla luce dei recenti scandali a cui la Chiesa ha dovuto far fronte, come vi ponete di fronte ad essa.
Attilio K: Non a novanta… Il ruolo della Chiesa è diventato ormai un’espressione esplicita del Potere… sommersa dagli scandali cerca rifugio nella politica… quando ne ha avuto l’opportunità, non è stata capace di rinnovarsi, preferendo ritornare ad un pensiero tanto classico, quanto sorpassato. Troppo attenta alle etichette, intermediario troppo ingombrante; incapace di farsi interpretare di un nuovo Cristianesimo. Questa chiusura verso ogni nuova forma di riflessione, personalmente credo stia solo mandando il gregge alla deriva. Il tentativo continuo di alleggerire il peso di azioni orribili, di evitare coinvolgimenti, di ridimesionare i fatti… comportamenti fortemente discutibili. A volte viene da chiedersi se il nostro Dio abbia deciso di schierarsi politicamente…
Massi K: In realtà c’è solo un piccolo riferimento a riguardo… Adesso sarebbe troppo facile sparare a zero sulla Chiesa, e comunque sono cose talmente gravi sulle quali preferisco non esprimermi. Dico solo che le contraddizioni tra ciò che professava quel tale hippy che predicava la povertà, e la condotta del Vaticano, sono sotto gli occhi di tutti. Se è vero che la natura dell’uomo è terrena e quindi soggetta al peccato, come può un’istituzione formata da uomini essere il tramite tra noi e Dio? Comunque basta ascoltare ‘Il testamento di Tito’ di Fabrizio De Andrè per capire tante cose…

Ho trovato il video di “Poetimprenditori” molto semplice, come voi stessi avete specificato nella presentazione, ma in grado di centrare l’obiettivo. Come è nata l’idea?
Attilio K: Stavo cercando la maniera d’amplificare il concetto portante di Poetimprenditori… volevo che le immagini amplificassero quello che volevo esprimere… ho pensato di parafrasare l’inizio del testo e trasformarlo in: “ma quanto costa la tua musica?”…. Volevo cercare di spiegare e far capire realmente cosa vuol dire “fare musica”; la maggior parte delle persone ignorano cosa significhi sviluppare e concretizzare un pensiero artistico, cosa c’è dietro… con il risultato che l’opera dell’ingegno viene spesso sminuita, mai realmente riconosciuta. Ho convinto Eli a darmi una mano. Abbiamo pensato di dare peso al lato economico. Abbiamo cercato di raccontare le varie fasi che accompagnano la realizzazione di un disco, le situazioni che si creano cercando di coltivare un progetto artistico… Diego ha dato l’idea di girare un filmato sul finale, Max ha dato una mano a tappare qualche buco di sceneggiatura, Eli si è inventata il modo di usare delle mani che muoves sero il tutto (per ritmare meglio il video, renderlo più serrato, ironico e vivace… trovata fondamentale… la svolta nella costruzione del video) ed ha curato tutta la realizzazione del videoclip (animazione, fotografie, riprese, trattamento immagini, regia), arricchendolo di trovate tecniche molto valide e d’idee narrative geniali. Spesso si crede che la via più semplice ed economica per realizzare un videoclip sia fare un Playback… io non sono d’accordo… e volevo dimostrarlo… al di là degli sgami tecnici, più visibilità ai concetti… in generalle sfruttare le idee, valorizzandole attraverso la scelta della tecnica adatta… Credo fortemente che l’Artista, nel panorama musicale odierno, abbia il dovere d’eprimersi cercando di curare e gestire, al meglio delle sue possibilità, ogni aspetto reale del fare musica… che sia la realizzazione dei live, l’esprimere un concetto, il rapporto con chi ascolta, il registrare un album, oppure l’ideazione di un videoclip … cercare di porsi a 360°… il tentativo di fare qualcosa d’artistico passa anche attraverso il mettersi in gioco sotto ogni aspetto…

Per quale artista italiano o straniero fareste carte false, per farlo presenziare nel vostro prossimo disco?
Attilio K: Mi piacerebbe collaborare con molti artisti… se dovessi proprio fantasticare, ti direi senza ombra di dubbio Trent Reznor: la mente dei Nine Inch Nails rappresenta appieno il mio immaginario artistico. Se dovessi rimanere in Italia, e continuare a spararle grosse, ti direi che sogno un album realizzato tutto a partecipazioni… dando per scontato il fatto che con Diego registrerei dischi all’infinito (…Diego è una persona incredibile… personalmente mi ci sono trovato da Dio…), stravedo per molti progetti contemporanei, ai quali mi sento artisticamente vicino… ripeterei l’esperienza con Andrea perchè è una persona splendida ed ha un gusto musicale che mi strapiace, sognerei un pezzo in italiano con Samuel Katarro, di poter cantare con Moltheni, un duetto con Micol Martinez, condividere lo stesso palco con i Verdena, un pezzo stone con Luca Serpenti e Guido Style, un testo a quattro mani con Federico Dragogna, urlerei tutto il giorno insieme a Piepao lo Capovilla, registrerei qualcosa a Casamedusa, mi farei consigliare da Giacomo Fiorenza, arrangerei un pezzo con Pasquale Defina, farei dirigere una sezione d’archi ad Enrico Gabrielli, divagherei in psichedelia con Xabier Iriondo… ma, se mi costringessi a sceglierne uno, soltanto uno, ti direi senza il minimo dubbio che prenderei Lezioni di Poesia dal sig. Canali… Giorgio è indubbiamente, soprattutto nel modo di scrivere, l’artista italiano a cui mi sento più affezionato… ormai da diversi anni mi affascina ed influenza costantemente… sogno che possa capitare l’occasione di “scontrarsi”…
Ale K: A questa domanda vorrei rispondere in maniera realistica. Sarebbe troppo facile tirare in ballo i soliti “mostri sacri”. Mi piace di più l’idea di poter collaborare con artisti con i quali possiamo avere un contatto diretto e reale, dal quale poter imparare qualcosa. Ad esempio la collaborazione di Andrea Rovacchi dei Julie’s Haircut su diverse canzoni dell’ultimo disco è stata una cosa che ci ha fatto enorme piacere e ha dato un tocco di personalità in più a tutto il lavoro. In futuro spero di poter collaborare con altri artisti italiani ai quali ci sentiamo vicini… ci sono parecchi nomi: Afterhours, Ministri, Teatro degli orrori, Marta sui tubi, Tre allegri ragazzi morti e in generale la scena indie-rock italiana.

Progetti immediati e futuri?
Massi K: Suonare il più possibile dal vivo, che è il modo migliore e più gratificante di promuovere la propria musica. In futuro mi piacerebbe che in Italia ci fossero le condizioni culturali e sociali per poter fare musica per tanti anni.
Ale K: Promozione! Stiamo cercando di fare più live e interviste possibili e cercando di “infilarci” in ogni situazione che può aiutarci a farci conoscere. Inoltre con calma e pazienza stiamo iniziando a scrivere nuove canzoni.

www.myspace.com/kitsch.italia

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