Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Paolo Benvegnù – Dissolution

2010 - La Pioggia Dischi
pop/rock/cantautorato

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Io e il mio amore
2. La schiena
3. La distanza
4. La peste
5. Il nemico
6. Il sentimento delle cose
7. Quando passa lei
8. Suggestionabili
9. Jetson high speed
10. E stupido
11. In dissolvenza
12. Rosemary plexiglas
13. Troppo poco intelligente
14. Cerchi nell'acqua
15. Catherine
16. Who by fire

Web

Sito Ufficiale
Facebook

Paolo Benvegnù torna a calcare le scene, è proprio il caso di dirlo, con questo nuovo lavoro: una raccolta di sedici tracce estratte dal live proposto lo scorso dicembre al Circolo degli Artisti di Roma.

Un disco di musica dal vivo, dunque, che a primo acchito può sembrare tuttavia un classico lavoro in studio, data l’eccelsa qualità di registrazione e il suono distinto nonché perfettamente percepibile degli strumenti, i quali contribuiscono nella loro distinzione a fornire una incredibilmente pasta omogenea a tutto il lavoro.

Avvalendosi di alcune importanti collaborazioni tra le quali ricordiamo quella di Rodrigo D’Erasmo e di Manuel Agnelli che con il suo pianoforte fa risplendere le architetture retrò e jazz di Rosemary Plexiglas, Benvegnù riesce (con l’aggiunta anche di una sezione di fiati) ad andare avanti nella sua epopea musicale mantenendo sempre uno sguardo al passato: l’attenzione per i particolari e per le sperimentazioni sonore di dieci anni prima con gli Scisma trovano qui la loro massima celebrazione e rivalsa. Le note di ieri risultano sempre più presenti nel repertorio del cantante, anche se vestite di un abito assai più raffinato ed elegante che in precedenza e lette nella chiave scarna e intimista tipica del Benvegnù di oggi.

Sedici canzoni che accarezzano la storia di una delle voci/chitarre più apprezzate del panorama musicale odierno. Le origini, come ho detto prima, si sentono: il rock aggressivo e sperimentale con incursioni jazz proposto dagli Scisma nel calderone sonoro degli anni ’90 viene ripreso in questo live non solo attraverso la riproposta di alcuni brani (E’ StupidoRosemary Plexiglas), ma anche e soprattutto con il ricongiungimento a braccia spalancate di un filo musicale che si era indebolito negli anni ma che, adesso, viene ripreso e fatto rivivere nelle armonie di Benvegnù, ricordando a tutti gli ascoltatori disincantati che egli non solo è un valido esponente del cantautorato poetico italiano ma anche, e in primo luogo, che egli è stato e rimane sempre un vero e proprio mattatore della scena live.: la forza e la carica sonora che traspare dalle canzoni lascia pochi dubbi.

Tra la poesia delle liriche e l’enfasi vocale si riesce chiaramente a distinguere un attaccamento eterno e duraturo al palco, un connubio inscindibile e romantico che è sempre stato presente nell’universo Benvegnù e che attraverso l’ascolto delle tracce rompe le barriere delle melodie classiche a cui (a torto) forse ci eravamo un po’ abituati, per ricordarci la sua onnipresente e inarrestabile irruenza.

Sulle note scandite dai tempi elettrici e acustici all’occorrenza, si fanno strada le parole: sempre protagoniste e sempre evocative. Benvegnù propone testi di una poesia rara, ai quali affianca una creatività sonora fatta di piccoli accordi al piano e scariche energiche su chitarre sognanti.

Un live come pochi se ne sono visti: antiaccademico, incendiario e malinconico al tempo stesso, in cui le perle non mancano: dai virtuosismi di tromba e fiati in Troppo Poco Intelligente, alla cover mozzafiato di Who By Fire del sempiterno Leonard Cohen.

Per la musica nostrana Benvegnù si dimostra ancora una volta un artista essenziale, la cui creatività e frenesia riesce a conciliarsi meravigliosamente con attimi riflessivi e pacati, che ci convincono sempre più non soltanto del talento e estro musicale dell’artista, ma anche del fatto che oggi come oggi Benvegnù è quello che ci vuole per un genere sempre più stanco e debole (salvo rare eccezioni) quale il cantautorato italiano.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni