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The Roots – How I Got Over

2010 - Def Jam
hip-hop/alternative

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Tracklist

1. A Peace Of Light
2. Walk Alone
3. Dear God 2.0
4. Radio Daze
5. Now Or Never
6. How I Got Over
7. Dillatude: The Flight Of Titus
8. The Day
9. Right On
10. Doin'it Again
11. The Fire
12. Tunnel Vision
13. We 20/2p
14. Hustla

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Vecchie ferite si rimarginano, mentre se ne aprono di nuove e bruciano, bruciano forte con l’inesorabile puntualità delle mode musicali.
Loro, i Roots, sono sempre loro, nove album, 23 anni di onorata carriera al fianco di leggende come Beastie Boys e Public Enemies, mai la tentazione di cedere a campionamenti selvaggi e artificiose amenità varie.
Hip hop di strada e da strada, come pochi altri, suonato per davvero, basso-batteria-chitarra che sanno di vita vera anche dal vivo.

E con il loro nono album, “How I Got Over”, i Roots non hanno la minima intenzione di scoprire il fianco, nemmeno a fronte di scossoni interni più o meno desiderati come l’addio dello storico bassista Hub e la stabile partecipazione televisiva come backing band del “Late Night With Jimmy Fallon”.
Si suona più pacifici e rilassati, quello sì, ma non manca certo quella componente radicale, onesta e sudata dell’asfalto, madre più che legittima di un hip-hop unico e sorprendente nel suo genere, sia per la sua dignità strumentale che per la sua attitudine classica e sperimentale al tempo stesso.
“How I Got Over” è piuttosto un capitolo più riflessivo e intimista della storia dei Roots, meno tirato, cupo e rabbioso, ma non per questo anche meno sentito e sincero.
É una festa di umori e di sapori diversi, di amicizie variegate e sorprendenti che fanno del disco un lavoro quasi unico nel suo genere. Joanna Newsom, John Legend, Patty Crash, Monster Of Folk e molti altri hanno voluto apporre la propria firma, la propria anima e la propria voce sui 14 pezzi di “How I Got Over”, tutti accomunati da un’eleganza e da un’attitudine da fuori classe, dagli scratch abbozzati di “Right On” (con Joanna Newsom) alle tastiere quasi progressive di “The Day” (con Patty Smith), fino al post-soul di “The Fire” con John Legend.

E allora, in un mondo che ci spinge vicendevolmente alla deriva e dove l’unica via di fuga sembra essere un rinnovato attaccamento a proprie o più improvvisate radici, affidarsi alla musica dei Roots, da 23 anni sempre sincera, unica e fondamentalmente perfetta, non è certo un’alternativa da sottovalutare.

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