Quattro anni fa sembravano aver capito tutto della vita. Si erano presentate al mondo, e ad un panorama indie sempre affetto da fastidiose nostalgie, con la bizzarra idea di riportare in auge certe atmosfere da festini anni ’50-60, sorrisi ammiccanti e becere sceneggiate da Happy Days senza il carisma di Ricky Cunningham o il sex appeal di Artur Fonzarelli.
Che la cosa funzionasse era quasi scontata: balletti che neanche a Non É La Rai, vestitini a pois, bella presenza, video ridicolmente impressionanti e canzoni orecchiabili fino al più sporco midollo.
Erano una (contenuta) macchina da soldi, le Pipettes. Durate decisamente troppo, sulla cresta di un’onda dai travolgenti sbalzi umorali, dopo quasi 3 anni di silenzio e di comprensibili abbandoni (del nucleo originale sono rimaste le sole sorelle Gwenno e Andi Saunders) ci hanno riprovato con un disco che, intitolato “Earth Vs. The Pipettes”, suona come un tremendo ultimatum per noi tutti.
Il rischio di vederci soccombere sotto i colpi di zuccherose noticine e ritornelli smielati svanisce fortunatamente dopo qualche manciata di secondi.
Le Pipettes cercano di traslare di vent’anni in avanti, e con le dovute modifiche, le fortunate atmosfere retrò del disco precedente.
In un mare di tangibili e scontati richiami a sci-fi movie di infima categoria, “Earth Vs. The Pipettes” conferma ogni aspettativa più tragica e si presenta come un improbabile bailamme elettrodance dai contenuti tanto imbarazzanti quanto banali.
Abba (“Thank You”), Sabrina Salerno (“I Need A Little Time”), Wham (“Stop The Music”) e Claudio Cecchetto (“Captain Rhythm”) sono gli ingredienti di un terrificante frullato musicale di cui charts e pubblico probabilmente non sentiranno la mancanza.
Ma la storia della musica è strana, la gente ancora di più, e non ci stupiremmo affatto se tra un paio di decenni saranno icona indiscutibile di un trash sempre di moda. Intanto abbiamo vinto noi.