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Black Mountain – Wilderness Heart

2010 - Jagjaguwar
hard/rock/psych

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Tracklist

1. The Hair Song
2. Old Fangs
3. Radiant Hearts
4. Rollercoaster
5. Let Spirits Ride
6. Buried By The Blues
7. The Way To Gone
8. Wilderness Heart
9. The Space Of Your Mind
10. Sadie

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Se non avete idea di cosa suonino e a che periodo storico-musicale si rifanno i canadesi Black Mountain, andate a cercarvi il loro ultimo video Old Fangs, anche senza audio, verrete catapultati nel puro vintage anni settanta.

Non vi è dubbio che Stephen McBean, voce , chitarra e mente dei Black Mountain ci sappia fare nel rendere suo il rock anni settanta, rielaborandolo senza nessuna modernità di sorta ma mescolando tra loro hard rock, folk e progressive come fossero presi direttamente dai vecchi vinili che hanno fatto storia. La ricetta è molto semplice, quindi facile cadere nello scopiazzamento e nel banale, cosa che nonostante tutto non succede in quanto le canzoni reggono alla grande . Dopo il buonissimo esordio omonimo e il successo raggiunto con il precedente In the Future, i Black Mountain aggiustano il tiro, le canzoni calano di minutaggio, la parte psichedelica viene messa in un angolo e le canzoni acquistano in snellezza sia quelle più tirate che quelle più propriamente folk. L’ascolto del disco è un continuo rincorrersi di rimandi ai grandi del rock, dall’iniziale e zeppeliniana The Hair song, alle tastiere hammond della già citata Old Fangs, dove lo spettro di Jon Lord aleggia per tutta la canzone. Così come la pesante Rollercoaster potrebbe essere accusata di plagiare i mastodontici riff di mister Iommi o la più veloce Let Spirits Ride che ruba, anche troppo, alle sabbathiane “Paranoid” e “Children of the grave”. Tutto questo non intacca minimamente le canzoni che hanno comunque il valore aggiunto , la voce della brava Amber Webber, una sorta di Grace Slick del nuovo millennio, tanto per continuare gli agganci con il passato.
La scelta di non riempire troppo le canzoni come in passato, porta alla scrittura di canzoni ben separate tra di loro, quelle cariche di voltaggio rock e quelle più vicine ad un folk psichedelico come la pinkfloydiana Radiant Hearts, The way to gone o The Space of Your Mind vicina alla west coast californiana degli anni settanta.

Non una semplice riproposizione di cose già sentite , risentite e digerite ma un saper mettere un qualcosa di proprio in schemi già scritti, in un periodo stagnante di rock, dove inventarsi qualcosa di nuovo è sempre più difficile e imperversano gruppi “cloni” dei grandi del passato. I Black Mountain citano il passato, lo metabolizzano e lo rifanno uscire in dischi freschi, dove l’unico vero protagonista è il rock, che non è morto!

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