Dietro al semiserio “nick” elio p(e)tri si nasconde la curiosa figura di Emiliano Angelelli, musicista (e giornalista) umbro (ma non chiamatelo cantautore altrimenti si infervora) dall’indiscutibile talento.
“Non è morto nessuno” è il suo primo disco e nasce dalla collaborazione con Matteo Dainese aka “Il Cane” (già batterista di Ulan Bator, Jitterbugs, Meathead e Here) che ne ha curato la produzione artistica e le registrazioni.
La storia vorrebbe che i due si conoscano su MySpace (allora c’è ancora qualcuno che lo usa) grazie ad una richiesta di amicizia e che, a partire dall’estate del 2009, inizino a lavorare insieme su una serie di demo casalinghe, registrate tra il 2005 e il 2008 in diversi appartamenti romani.
Tralasciamo per un attimo queste futili (e poco attendibili) nozioni storiografiche per parlare delle dieci canzoni di “Non è morto nessuno”, che a mio parere è davvero un buon disco.
C’è chi, con apparente semplicità, riesce a spremere sangue dalle rape, chi tira fuori deliziose marmellate con aspre foglie di ortica: elio p(e)tri tira fuori Canzoni (con la “c” maiuscola)
da una manciata di parole scelte e gettate alla rinfusa, senza orpelli, in un’apperente assenza di logicità testuale.
Così Emiliano Angelelli snocciola i suoi mantra, uno dopo l’altro, con una naturalezza tale da farci pensare che un giorno potrebbe anche cantare il menù di una tavola calda o il titolo delle riviste sparse sul bancone del parrucchiere (e chissà che l’idea non lo accarezzi un giorno: in questo caso caro elio ricordati di me).
In fondo la sua ricetta è la più semplice ed appagante che si conosca: i sentimenti cotti al vapore vanno subito mangiati, senza pensarci troppo su.