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Spiritual Front – Rotten Roma Casino

2010 - Trisol Music Group
pop/dark/rock

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Tracklist

1. Darkroom Friendship
2. Sad Almost A Winner
3. My Erotic Sacrifice
4. Kiss The Girls And Make The Die
5. The Days Of Anger
6. German Boys
7. Odete
8. Black Dogs Of Mexico
9. Song For Johnny
10. Bare Knuckle Boy
11. Cold Love (In A Cold Coffin)
12. Overkilled Heart

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I romani Spiritual Front sono senza dubbio una delle gemme migliori del nutrito sottobosco musicale italico, quel composito panorama underground che accomuna, per sorte ed intenti, i più disparati ensemble musicali. In questo caso siamo nei territori d’origine del neo-folk, anche se, a mio avviso giustamente, la band preferisce definire la propria proposta come Nihilist suicide pop.

Analizzando il termine non si può che notare quanto intelligentemente il termine pop, popolare, nella suo significato di accessibile fruibilità, sia accostato al suicidio e al nichilismo, cioè quanto di meno pop e commerciale ci sia. Questa scelta descrittiva crea un corto circuito di senso, nel quale è racchiusa un po’ tutta la poetica del gruppo romano, ovvero la capacità, non comune, di scrivere brani coerentemente malinconici ma commerciali, patinati ma suicidi.
Tale sapiente uso della propria espressività non deriva dal nulla, ma trova fondamento nel percorso musicale che, dal 1999, attraverso tappe che sanno di alchemico, hanno portato il gruppo a scremare, sublimare il suono, perdendo progressivamente i connotati più tradizionalmente dark-folk, in favore di un approdo, o un ritorno, a modelli più genuinamente pop-rock, su tutti Morrisey, Nick Cave, Cinema Strange, per citare tre nomi illustri.
I prodromi di questo grande cambiamento, sebbene percepibili già nel precedente Armageddon Gigolo (2006), diventano, giunti ora al traguardo del quarto album in studio, centrali, necessari e indispensabili, ponendosi come spartiacque fra l’era dark/folk apocalittica e la moderna classicità riscontrabile in questa dozzina di brani.
Evoluzione o involuzione, dipende come sempre dai punti di vista, quel che è certo è come, a fronte di un’indubbia semplificazione strutturale dei brani, mai così diretti e asciutti, non abbia matematicamente fatto seguito una semplificazione dei contenuti, che anzi, sia a livello musicale che lirico, rimangono sempre di alto profilo.
Il retroterra folk è ancora percepibile, come sottotesto, ma la metamorfosi ormai compiuta dal gruppo permette loro la composizione di brani ora più aderenti alla forma-canzone, raffinati ed eleganti, che sanno essere sia passionali che oscuri, sempre vagamente cinematografici negli intenti e mitteleuropei nelle sfumature, elementi da sempre nelle cifre stilistiche della band.
Al di la del primo singolo, la spiazzante Darkroom Friendship, l’album si muove su toni abbastanza compatti e omogenei, e ha in brani come The Days Of Anger, Song For Johnny e Cold Love (In A Cold Coffin) i suoi highlight assoluti.
Aperture melodiche, arrangiamenti raffinati, omaggi ai propri idoli musicali, in Rotten Roma Casino ci sono tutti questi componenti, impastati in un sound suadente e decadente, che non perde un grammo della visionaria capacità interpretativa del leader Simone ‘Hellvis’ Salvatori, espressivo e comunicativo come sempre.

Con questo loro quarto album (del quale è impossibile non citare con un plauso anche il bellissimo artwork) pare che gli Spiritual Front abbiano imboccato l’unica strada possibile per uscire, entro tempo massimo, dalle pastoie di sound che li ha visti nascere e crescere, ma che, evidentemente, da tempo aveva iniziato ad andar loro stretto. Come sempre fa sorridere pensare quanto realtà così belle e valide siano poco conosciute e messe in risalto in Italia, in favore invece di una musica pop sterile imitazione di modelli esteri, e di come, per converso, band come gli Spiritual Front ci vengano invidiate fuori confine.
Stranezze di questo strano paese.

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