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Bryan Ferry – Olympia

2010 - Astralwerks
pop

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Tracklist

1.You Can Dance
2.Alphaville
3.Heartache By Numbers
4.Me Oh My
5.Shameless
6.Song To The Siren
7.No Face, No Name, No Number
8.BF Bass (Ode To Olympia)
9.Reason Or Rhyme
10.Tender Is The Night

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Il gentleman del glam-rock anni settanta, torna a distanza di ben quattro anni dall’ultima incisione, quel “Dylanesque”, album in cui reinterpretava a modo suo i classici di Dylan.

Questo è un ritorno che, chiariamo subito, non aggiunge nulla alla quarantennale carriera di Ferry, ma che certamente lascia la voglia di riascoltare i dieci avvolgenti brani alla fine dell’ultima canzone. Il pop raffinato di Ferry è camaleontico e segue l’indirizzo che i numerosi ospiti riescono a dare ai pezzi, rimanendo sempre e comunque in linea con l’eleganza del compositore britannico. Ecco se proprio bisogna trovare un difetto, manca quel guizzo in grado di spezzare la romantica e kitsch linea guida.
Ferry non viene  meno al glamour, che ne ha contraddistinto la carriera fin dai tempi dei Roxy Music, già dalla copertina dove il volto-icona di Kate Moss rappresenta e incarna, a detta dello stesso Ferry, i due volti della nostra epoca, eleganza e fascino da una parte e la trasgressività e la pericolosità dei nostri giorni dall’altra.
L’album è un concentrato di raffinato e languido pop che sa mischiare le ritmiche degli anni ottanta con il basso rock di Flea nell’apertura di You Can Dance o integrare la chitarra di David Gilmour in Me oh My e nella cover di Tim Buckley, Song to the Siren, la quale rivede riuniti, anche, tutti insieme i componenti dei primissimi Roxy Music (Eno, Manzanera e Mackay). Ferry non gioca al risparmio con le ospitate e accanto ai vecchietti, cerca di affiancare artisti dell’ultimo decennio, riuscendoci alla grande in Shameless, dove si confronta con l’elettronica dei Groove Armada, ottenendo un risultato  più che buono o avvalendosi dell’aiuto di componenti di Radiohead e Scissor Sisters.

Insomma, tanta carne al fuoco da parte dell’unico vero dandy del pop che sfrutta i numerosi ospiti per il suo nuovo rientro, con l’unico rammarico , visto i nomi, che si poteva ottenere un qualcosa in più di un disco di gran mestiere.

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