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?Alos – Yomi. L’Oscura Terra Dei Morti

2011 - Bar La Muerte
experimental/death

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Tracklist

1. Fili Di Capelli
2. Taglio
3. Panas (Remixed By Kawabata Makoto)

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Gli OvO sono una delle realtà più deviata, deviante e sperimentale del panorama italiano, ma non siamo certo noi a scoprirlo. Ma come se ci fosse bisogno di ulteriore conferma a riguardo ecco arrivare questo nuovo episodio del progetto ?Alos, l’alter ego della metà femminile del duo, Stefania Pedretti.

“Yomi. L’Oscura Terra Dei Morti” è un breve 10″ composto da 3 tracce funzionali allo sconcertante progetto di indagare il mondo dello sciamanesimo femminile.
Yomi è l’oltretomba della cultura giapponese, oscurità infernale poco generosa, nella quale i morti imputridiscono indipendentemente dalla loro condotta di vita.
Registrato da Boris Wilsdorf negli studi Neubaten di Berlino, il disco riprende due pezzi del precedente “Ricamatrici”, “Fili di Capelli” e “Taglio”, arricchendo di risvolti tipicamente pagani quell’epopea più che terrestre  fatta di sartine e macchine da cucire. Elettronica scarnificata, chitarre orrorifiche e ipnotici loop noise a sostenere la voce tanto neutra quanto teatrale ingurgitata dai meccanismi industrial che scandiscono inesorabilmente il tempo. A volte serve urlare, a volta basta lasciarsi trascinare nell’universo bianco, incolore, ma terrificante che si costruisce sotto le palpebre in un vortice di lame rotanti, ferraglia e gocce di terrore.
“Panas”, passata tra le mani e la mente di Kawabata Makoto degli Acid Mothers Temple, è una sorta di rappresentazione in musica del più classico degli incubi: l’inferno che invade la terra. É un giogo di rumori destabilizzanti, un fantasmagorico buco nero, un universo parallelo che non è poi così distante.

In attesa del prossimo album, nel quale si concretizzerà al meglio la fruttuosa collaborazione con Kawabata Makoto, “Yomi. L’Oscura Terra Dei Morti” è sicuramente una positiva trasmutazione del progetto ?Alos, uno sguardo più lucido verso il presente e il futuro, fatto non più di pura ricerca rumoristica, ma di abile tentativo di metaforizzare in musica il lato più oscuro del sè.

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