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Devotchka – 100 Lovers

2011 - Anti-Records
rock/folk/indie

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Tracklist

1. The Alley
2. All the Sand in all the Sea
3. One Hundred other Lovers
4. The Common Good
5. Interlude 1
6. The Man from San Sebastian
7. Exhaustible
8. Interlude 2
9. Bad Luck Heels
10. Ruthless
11. Contrabanda
12. Sunshine

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Bastassero due ombrelli aperti ed un buon soffio di vento per volare alto ed attraversare il mondo, ci avremmo già provato tutti. Cercare libertà là dove solo le nuvole possono tradirti è il sogno che ci portiamo dietro da Leonardo in avanti. I Devotchka questo sogno cercano di farlo vivere in musica e ci provano da diversi anni, sebbene qua da noi il loro nome rimane ancora in parte sconosciuto.

Qualità e bravura non mancano alla creatura del polistrumentista e cantante Nick Urata, così come non sono mancate le occasioni per diffondere il nome del suo gruppo alla grande massa. Vi ricordate del “piccolo” film Little Miss Sunshine e del suo clamoroso successo, bene, i Devotchka parteciparono alla colonna sonora, così come ebbero modo di aprire in Francia per i Muse, davanti a folle oceaniche.
Ma forse il grande pubblico non è ancora pronto ad accogliere una band nata nei deserti del Colorado, che gli oceani , per ora, riesce ad attraversarli solamente idealmente attraverso la musica. Un melting pot di suoni e culture che partendo dal desert folk americano tanto vicino a Giant Sand e Calexico, riesce a far tappa nel vicino Messico e Sudamerica per poi abbracciare l’est europeo, la musica gitana e balcanica per approdare infine nel lontano medio-oriente.
La bravura di tutti i componenti e la straordinaria voce di Urata vengono a galla immediatamente nell’apertura orchestrale affidata a The Alley, quasi un piccolo musical a cui è affidato il compito di aprire le porte sul mondo di lì a venire e se la successiva All the Sand in all the Sea sembra risentire di influenze Muse, da The Common Good, il viaggio ha inizio e parte dall’oriente con un violino  a tessere melodie arabeggianti su un impianto rock, ricordando non poco le commistioni musicali del nostro Battiato periodo “Patriots-L’era del cinghiale bianco”. Strumenti tradizionali come la fisarmonica in  The man from San Sebastian e la tromba nel mariachi di  Bad Luck Heels si ergono a protagonisti ed escono allo scoperto guidando e dando alle canzoni il loro imprinting. Si balla ancora con il tango gypsy-balcanico di Contrabanda prima del commiato con la strumentale Sunshine che chiude un disco pieno di suoni, di colori e calore.

Un disco da vivere con lentezza per coglierne a pieno i tanti linguaggi ed odori.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=ek7Py2aegnM[/youtube]

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