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Arbouretum – The Gathering

2011 - Thrill Jockey
hard/stoner/folk/psych

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Tracklist

1. The White Bird
2. When Delivery Comes
3. Destroying to Save
4. Highwayman
5. Waxing Crescents
6. The Empty Shell
7. Song of the Nile

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ìDico la verità, non ne sapevo molto dei misteriosi Arbouretum. E vi darò un consiglio: se non li conoscete fregatevene. Ascoltateli e basta, e tutto il resto passerà in secondo piano. Fin dalle primissime note tutti i colori intorno a voi si tingeranno allegoricamente di nero, le pareti si stringeranno fino ad imprigionarvi e lasciarvi senza respiro in un cunicolo oscuro, al di fuori del quale intravedere un mondo infinito che in quel momento vi apparirà tanto noioso, distante, e superfluo, perché tutto quello di cui avrete bisogno sarà li con voi, nelle vostre orecchie.

Come definire la proposta musicale degli Arbouretum in questo magistrale The Gathering: Stoner ? può darsi. Doom? Forse.  Il pensiero durante l’incipit di The White Bird va a coloro che oltre quarant’anni fa di questo genere, o comunque di queste atmosfere, sono stati i pionieri, i Black Sabbath. Ma gli Arbouretum non si possono incastonare in una definizione tanto restrittiva. Eppure gli elementi del genere ci sono tutti. Canzoni lunghe, chitarre tanto distorte e cupe da fondersi in un sublime incrocio carnale con giri di basso allucinati e allucinanti. Atmosfere tenebrose e opprimenti. Riff che sembrano inesauribili tanto si ripetono nel loro circolare incidere senza sosta.  E oltre a tutto questo, qualora non vi bastasse, c’è di più. Già perché gli elementi catalizzatori del disco sono senz’altro due: le già citate atmosfere soffocanti e il sublime e ispirato timbro vocale del cantante, tale da rendere il cantato appunto così contradditorio e avulso dallo sfondo musicale da garantire un risultato armonico e dall’eccelso impatto. Incantevole. Ascolto dopo ascolto appare inoltre sempre più netta un’incondizionata passione, da parte del gruppo stesso, per il southern rock più malato. Tipo Grateful Dead in salsa psichedelica, per intenderci.

Scendere nel dettaglio delle singole tracce, estrapolandole dal loro contesto, parrebbe riduttivo, ma non si possono non citare alcuni passaggi: When Delivery Comes è una iper evocativa ballata nella quale deliziosi arpeggi di chitarra si sgrovigliano da un sottofondo gravido di un basso pulsante e compatto. Il risultato, inutile nasconderlo, ricorda molto l’Eddie Vedder di Into the Wild, ma la notizia è che il cantato è talmente convincente da non sfigurare nei confronti dell’immenso singer di Seattle. The Highwayman è una mid-tempo dal respiro folk, tristemente penetrante. Trattasi di una cover di Jimmy Webb, la cui resa ed efficacia sono ulteriormente amplificate nella riproposizione degli Arbouretum. Non stupisce più, ma il cantato è a tratti commovente. Infine, si fa per dire, la traccia più bella e rappresentativa, per chi vi scrive: Destroying to Save è la canzone manifesto di questo album. Le chitarre si fanno nuovamente distorte, il basso pulsa nelle orecchie come un martello pressante, il ritmo aumenta e il sapiente uso delle tastiere completa l’opera, unitamente ad assoli pungenti e cori ben impastati, donando quel mood ovattato tanto caro al gruppo. Tutto il resto è un fiume di stoner e rock allo stato puro in mezzo al quale segnaliamo gli oltre dieci minuti della granitica Song of the Nile. E per non farci mancare niente, evidenziamo delle liriche mai banali, ispirate al Libro Rosso di Jung.

Ma giusto per sbugiardare un po’ me stesso, spendiamo due parole sugli Arbouretum musicisti: giunti al loro quinto album (segnaliamo Rites Of Uncovering del 2007 e Song Of The Pearl uscito nel 2009) i nostri provengono da Baltimora, nel Maryland,  e sono capeggiati da Dave Heumann, voce, chitarra e cervello pulsante della formazione della East Coast, nonché assoluto punto di forza degli stessi. Per chi già li conosceva è bene ribadire che il nuovo disco si differenzia non poco dai precedenti, pur restando chiara l’identità di base del gruppo, risultando quasi sicuramente il migliore tra loro.

Quando finirete di ascoltare i quasi 50 minuti di questo sublime lavoro, vi troverete ormai spaesati a calarvi nuovamente nel mondo reale, e vi verrà subito voglia tornare indietro, in quell’angusto e primordiale covo nel quale gli Arbouretum hanno gentilmente offerto di ospitarvi, o imprigionarvi. The Gathering, ladies and gentlemen, è quel che si dice un capolavoro!

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=9eUZfzJPSAA[/youtube]

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