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Stoop – Freeze Frames

2011 - Bugbite Records
rock/folk

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Tracklist

1. Intro
2. Our modern assaults
3. Migrations
4. Machine
5. Trainwrecks
6. Fever is a ghost
7. Remote
8. 10000 bugs
9. Freeze frame
10. In the cave
11. We carry the fire

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La sensazione di entrare in un lungo e buio tunnel di cemento, lasciarsi alle spalle la vita che hai condotto fino ad ora, affrontare un percorso tortuoso con la fioca luce dell’uscita solo impressa nella tua testa come desiderio più imminente e simbolo di nuove buone cose che possano far dimenticare il passato. Una luce non poi così lontana nella realtà, pochi minuti, quelli che compongono le prime due tracce di Freeze Frames, il secondo lavoro degli Stoop. Our Modern Assaults e Migrations , dopo una breve intro, ti avvolgono con le loro atmosfere elettriche, dove l’alternative indie rock europeo dei primi anni novanta incontra sprazzi di folk con i bagliori di una psichedelia che trova supporto nell’originale uso di uno strumento come la tromba che di tanto in tanto (Trainwrecks e Fever is a ghost) colora canzoni architettamente perfette.
Ora, arbusti verdi, fiori color pastello e luce si sostituiscono al freddo gelo del cemento, l’acido folk nell’inizio di Remote, la magia ipnotizzante della bella Machine e le suggestioni quasi pinkfloydiane della finale We carry the fire con la sua coda noise, fanno da punti guida di un disco che gioca sul forte connubio elettro-acustico a livello musicale e sul passato-contemporaneo nei testi, per nulla banali, dove il forte richiamo al tempo passato, alle occasioni perdute, alle esperienze negative (Freeze frame), da vivere senza rimorso (10000 Bugs) diventa fuga da un mondo sempre più apocalittico fatto di soldi e potere ( Our modern Assault) ma colmo di speranze (Migrations). Un disco che fa della omogeneità dei suoi chiaro-scuri ipnotici, disseminati per tutta la durata, il proprio punto di forza, dove anche gli accenni pop nell’uso particolare delle voci fanno la loro figura, incastrandosi perfettamente nelle trame delle canzoni. Manca, forse, quel tocco di cattiveria in più che potrebbe renderlo perfetto e con un’altra sfumatura da aggiungere alle tante già presenti, se proprio bisogna trovare un appunto.
Ora posso dirlo, sottovoce, gli Stoop sono italiani, sanno scrivere belle canzoni dal tratto internazionale e proprio all’estero hanno già ottenuto importanti riconoscimenti che sono valsi l’importante collaborazione con Davide Bortolini (Kings of convenience) che ha mixato il loro brano In the cave in Norvegia e la partecipazione del loro brano We carry the fire( con ospiti membri di Julie’s haircut,Zeta bum, Slugs) nella colonna sonora di Cenere, film di Martino Pompili. Nascono a Reggio Emilia nel 2003 e hanno all’attivo già un album, Stoopid monkeys in the house(uscito per Prismopaco records) nel 2008.

Canzoni da bruciare lentamente per assaporarne le sfumature che gli ascolti fanno emergere, lontano dal quel tunnel di cemento che ingabbia certa musica italiana.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=Y-n8GzJKtgQ[/youtube]

 

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