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Marta Sui Tubi – Carne Con Gli Occhi

2011 - Venus
rock/alternative

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Tracklist

1. Basilisco
2. Cristiana
3. Le cose più belle son quelle che durano poco
4. Al guinzaglio
5. Carne con gli occhi
6. Camerieri
7. Di vino
8. La canzone del labirinto
9. Muratury
10. Coincidenze
11. Il traditore
12. Cromatica

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L’immagine di un grosso guinzaglio rosso appeso ad una catena occupa l’immagine di copertina dell’ultimo lavoro dei Marta Sui Tubi. Un guinzaglio vuoto e a quanto pare destinato a rimanere tale visto che con Carne Con Gl Occhi i Marta sembrano voler affermare in modo pervicace la propria identità e indipendenza artista.

Il titolo dell’album è una parodia del detto siciliano secondo cui sono “Carne con gli occhi” quelle persone prive di senso critico e di giudizio, ostaggi dei tanti parolai e ciarlatani che ne condizionano il pensiero. Fanno parte di questa marmaglia i più svariati personaggi: allocchi da televisione, fanatici della pubblicità, indecisi per partito preso, contrari senza proposte e – giust’appunto – gli imbavagliati tenuti alla catena e felici di essere tali. Un genere di umanità della quale i Marta vogliono prendere le distanze dichiarando senza mezzi termini che “non ho intenzione di farmi mettere alcun bavaglio nella nazione di chi si fa portare al guinzaglio” (Al Guinzaglio). Ma i Marta non lesinano in critiche; attingendo a piene mani nell’ironia di matrice tipicamente mediterranea la band distribuisce apprezzabili note di demerito come ne Le Cose Belle Son Quelle Che Durano Poco, pungente satira rivolta ad un certo tipo di feticismo per le vite dei “Vips”, passando per la colata di parole di Camerieri e terminando in Muratury. Ma ci sono anche pezzi più dolci e intimi, legati per certi versi alla produzione dei precedenti album, come la soffusa Carne Con Gli Occhi e la melodica Cristiana.
Detto ciò, proprio per non essere a nostra volta carne con gli occhi, c’è da dire che l’album è per certi aspetti un lavoro mozzo; un disco pieno di buone intenzioni, pezzi ben scritti, frasi sferraglianti, ma musicalmente ripetitivo. L’ingresso del quinto membro del gruppo, il violoncellista Mattia Boschi, non ha dato alla band nuovo mordente nella composizione. Traccia dopo traccia si ritrova il solito folk mediterraneo, la stessa impostazione sonora, la stessa orgia di suoni violenti, lo stesso cipiglio da fanfara rock.

Questo non dispiace, ma al quarto lavoro in otto anni di carriera inizia a diventare stucchevole; sì, il disco vi farà canticchiare, battere e ribattere il piede a terra, sghignazzare con fare compiaciuto per certe belle frecciate, ma poi subentrerà un certa confusione cronologica e penserete “ma questo non era già uscito”?

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=oj-dWlo_6GM[/youtube]

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