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Interviste

Intervista ai MAMUTHONES

Non c’è più il solo Alessio Gastaldello nel progetto Mamuthones. Con l’ingresso di Marco Fasolo alla chitarra, artefice dei Jennifer Gentle, e dell’instancabile Maurizio Boldrin alla batteria, i Mamuthones sono diventati una band completa, hanno allargato le proprie varianti sonore e ci hanno regalato il pezzo più pregiato e compiuto della loro collezione discografica.
Ne abbiamo parlato con Alessio.

Intervista a cura di Michele Guerrini.

Partiamo da una domanda banale ma necessaria per molti lettori, come è nato il progetto Mamuthones?
Lasciati i Jennifer Gentle ho deciso che pur volendo continuare a fare musica non avrei fatto più parte di una band, per cui bisognava iniziare a ripensarsi…è nato da lì, dalla mia esigenza di fare musica e di averne il totale controllo. Anche oggi che Mamuthones si presenta come una band, lo considero ancora il mio progetto solista.

Il nome del progetto deriva dal folklore sardo. Perché questa scelta?
Forse io sono l’unica persona che non sapeva nulla dei Mamuthones e per questo ne sono rimasto così colpito. Ero in Sardegna per lavoro, all’epoca c’era anche la possibilità che mi trasferissi lì, e all’aeroporto vidi delle foto. Rimasi folgorato, attratto e spaventato allo stesso tempo. Tornai a casa e aprii il myspace di Mamuthones. Passarono dei mesi prima di iniziare a metterci della musica dentro, ma avevo già deciso il nome perché mi sembrava perfetto per la musica che avevo in mente, così, di istinto. All’epoca non avevo ancora iniziato a prendere dimestichezza con tastiere ed effetti, anzi, non ne possedevo ancora, ma sentivo che stavo andando verso il sound che poi ritrovi in “Sator” e in parte in “The First Born”.

Alessio, sei stato co-fondatore dei Jennifer Gentle che hai poi abbandonato. Che cosa ti ha portato a lasciare la band, quali erano le vostre intenzioni e obiettivi artistici?
Quando ho lasciato i Jennifer Gentle la mia vita stava cambiando, ho messo su famiglia e i Jennifer Gentle richiedevano troppo impegno e tempo senza lasciare la possibilità di smettere di lavorare. Non potendo e volendo obbligare Marco Fasolo a rallentare il ritmo sono uscito dalla band. La storia mia e di Marco nei Jennifer Gentle è sempre stata quella di fare quello che volevamo e di non porci degli obiettivi e nemmeno dei limiti. Ci interessava solo suonare e crescere sempre di più, in tutti i sensi, sia dal punto di vista artistico che da quello pratico.

In questo album troviamo  la collaborazione con Marco Fasolo e Maurizio Boldrin. Come è nata e quanto ha influito a livello di composizione ed immaginario? La line up del progetto si stabilizzerà o sono previsti altre nuove collaborazioni?
Il lavoro fatto con loro riguarda principalmente l’arrangiamento dei brani. I pezzi in cui suoniamo tutti e tre erano di fatto già presenti in “Sator” e in “The First Born”. L’occasione di lavorare prima con Maurizio poi anche con Marco per alcuni concerti ha dato una veste diversa ai brani. L’idea alla base di quei pezzi era quella di un rito, una cerimonia. Inizialmente, anche dal vivo forse, ciò si esprimeva con atmosfere più eteree. La deflagrazione è avvenuta forse con Marco alla chitarra (inizialmente dal vivo mi aiutava Isacco, anche lui nella primissima formazione dei Jennifer gentle) e l’ingresso nel mio set di un sintetizzatore Crumar DS-2: uno strumento eccezionale che sa essere molto cattivo. Improvvisamente, pur mantenendo l’aspetto rituale è come se fosse iniziato ad uscire sangue dai nostri strumenti…non a caso il nuovo artwork, che in parte riprende il precedente, non è più nero su nero ma rosso su nero. E’ come se a Sator avessimo aggiunto il sangue. Come ti dicevo prima considero Mamuthones il mio progetto solista. Mi piace però arricchirlo coinvolgendo altre persone e musicisti. Già oggi, rispetto alle session dell’ultimo disco sul palco c’è anche Matteo Polato degli Slumberwood che ci aiuta con le linee di basso.

Sun Ra, Popol Vuh, Krautrock,. Nell’ ultimo disco omonimo si percepisce una fusione di tantissimi elementi stilistici.  Quale è stata l’immagine di riferimento o  comunque l’idea di attitudine che è stata scelta per questa ultima opera? e come è diversa da Sator?
Vedi sopra. Aggiungo solo che gli artisti che citi mi piacciono molto e sono una forte influenza per Mamuthones, soprattutto i Popol Vuh. Di Sun Ra ho poca conoscenza ma molta stima. Il krautrock…va bè, sfondi una porta aperta, Can, Tangerine Dream, Cluster, Neu, Amon Duul… comunque anche gli amori di sempre, Pink Floyd e Velvet Underground restano un grande riferimento per me.

Da Sator a Mamuthones è passato appena un anno. Eppure giornali internazionali come THE WIRE e maestri come Julian Cope non hanno esitato a elogiare il risultato che è stato raggiunto fino ad oggi.  Che tipo di valenza, di forza espressiva e culturale può ancora avere secondo voi la sperimentazione in senso psichedelico e compositivo?
Non lo so. A me il termine sperimentale fa venire in mente anche il termine noia. Molte volte la sperimentazione è fine a sé stessa, sconfina nell’autismo e spesso ciò non è interessante. Senza falsa modestia credo che la musica di Mamuthones si distingue da quella che solitamente viene detta sperimentale. C’è un grande desiderio di comunicazione e credo si percepisca.

Prendiamo giusto una traccia del vostro ultimo LP, Ave Maria. Una composizione molto complessa e articolata sia musicalmente che concettualmente credo… come è nata? come procedete solitamente alla creazione,  alla ricerca di sonorità?
Ma, non è nata diversamente dalle altre… sono partito dalla batteria, poi l’organo, la voce, i flauti…anche concettualmente…voleva essere una cerimonia e questo si percepisce…nell’arrangiamento dell’ultimo album Marco ha avuto questa idea molto efficace di doppiare la batteria con la chitarra con l’eco…e poi ci sono i super bassi che entrano nel finale…quelli veramente fanno tremare i muri…

Qual è ora il prossimo passo, il futuro del progetto?
Non c’è nulla di pianificato. Ho già registrato un bel po’ di cose per i prossimi lavori. C’è in uscita una traccia di 15 minuti per la rivista “In pensiero”. Sabato 23/4 ho suonato per la prima volta completamente da solo… e poi qualche concerto con la band.

a cura di Michele Guerrini

www.myspace.com/themamuthones

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=bSwlgnFRCDk[/youtube]

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