Alison “VV” Mosshart e Jamie “Hotel” Hince sono tornati, a distanza di tre anni dal loro ultimo lavoro in studio “Midnight Boom”, con il carisma e il gusto vintage di sempre.
Tra gossip, glamour e qualche censura di troppo, il duo più chiacchierato degli ultimi anni mette a segno undici canzoni ballabili e scanzonate, pregne di sensuale rock’n’roll. “Blood Pressures”si gioca le sue carte a suon di blues e di elettronica, regalandoci chitarre sporche e decadenza minimal, anticonformismo e ritmi ossessivi. Un quarto album che sa di conferma, perché la macchina indie-rock creata ad arte dalla coppia corre sempre più veloce e non accenna a fermarsi. Il duo anglo-americano fa sul serio e a dimostrarlo sono brani come “Satellite”, “DNA”, “Wild Charms”. “Nail In My Coffin” e “The Last Goodbye”, che si susseguono tra citazioni lennoniane e distorsioni bluesy-garage, senza tradire il gusto per il pop e facendo leva su un’urgenza espressiva energica e avvolgente che entra quasi nelle vene di chi ascolta. C’è anche un briciolo di romanticismo nonostante i graffi d’amore, il caos urbano e le atmosfere noir, e c’è spazio per i soliti Velvet Underground, che stavolta si affiancano perfino ai Beatles. Se prima l’assetto era voce,chitarra e drum-machine, ora c’è spazio anche per piano e mellotron, prova che i The Kills non hanno perso lo smalto, sono affiatati e sudano ancora dietro a corde e microfoni, sanguigni e trasgressivi come sempre, con quel fare da ribelli glam del terzo millennio.
Con “Blood Pressures”, VV e Hotel fanno centro ancora una volta e si confermano come una delle realtà più interessanti del panorama indie contemporaneo.
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