Hanno ancora ragione di esistere i cantastorie? La risposta è assolutamente sì: c’è sempre un dannata necessità di qualcuno che sappia scavare dentro le nostre coscienze incidendo nel sangue le sue iniziali, andando a solleticare le nostre “corde” più o meno nascoste.
Cranchi (da Massimiliano Cranchi, voce e chitarra del gruppo) è un semplice progetto acustico che probabilmente non si è mai posto questo problema e verosimilmente non ha neanche l’interesse di raggiungere tale obiettivo.
Cranchi canta storie, che raccontano di amori, sentimenti, viaggi (Marco Polo e Ulisse) nonchè di abbandono e delle incomprensioni umane, che siano tra uomo e donna, o direttamente dentro di sè (Anna O).
Un intimismo sussurrato che disinfetta le nostre anime con la sua immacolata semplicità e colora di bianco la nostra giornata, tra malinconia e poesia.
Le cose più belle in fondo sono le più semplici: basta sapersi mettere in gioco.
Un’ulteriore nota di merito per i bei disegni di copertina.