Altri tempi, altre vite. Lo split diviso e condiviso tra gli entrambi salernitani Aden e Hot Fetish Divas è un vero e proprio colpo al cuore, un tuffo a bomba su qualche lurido divanetto e in un mondo punk e diy che si è smarrito da tempo.
Il via alle danze spetta agli Aden: “Do You Remember?“, una sorta di inno generazionale disotterrato per una scenografica vendetta, suona come un pugno in faccia alla solita faccia da stronzo che dice che il rock è morto, “Magic Touch” e la successiva “Eternal” sono l’evoluzione garage di certa new wave ingentilita e infighettita dalle mode del momento, l’ultima “Sick Boys” è un convincente tributo a quei Sonic Youth che si divertivano a fare le cover di Iggy Pop a modo splendidamente loro.
Altra faccia ma stessa verve, quella degli Hot Fetish Divas: “I Am The Owner Of Your Live”, breve e intensa bombardata, è la canzone che avrebbero scritto i Libertines se Pete Doherty non fosse un gran coglione, “Radical Chic” conato grunge di melviniana memoria spiana la strada allo psycho-country di “Lonely”. Chiude “Let Call My Name”, un occhiolino strizzato all’indie-rock degli Strokes e l’altro tumefatto dal garage degli Mc5.
Registrato interamente dal vivo, “My Daddy Is A Serial Killer” è un pregiato certificato dell’ottimo stato di forma del rock’n’roll più sporco e sudato d’Italia.
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