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The Mount Fuji Doomjazz Corporation – Anthropomorphic

2011 - Denovali Records
free-jazz

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Tracklist

1.Space
2.Dimension
3.Form
4.Function

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“Anthropomorphic”. Opera in quattro atti (Space, Dimension, Form, Function) che rappresenta il terzo album del collettivo The Mount Fuji Doomjazz Corporation, progetto parallelo del Kilimanjaro Darkjazz Ensemble, entrambi dediti all’esplorazione dei territori di confine tra free-jazz, elettronica, doom, drone, ambient, e tutto ciò che significa improvvisazione profonda e viscerale.

Per chi fosse del tutto nuovo al sound in questione va detto sin da subito che non si tratta del free-jazz “classico”, iper-saturo di suoni di un Ornette Coleman, ne tanto meno del jazz estremo e sperimentale dei Naked City di John Zorn, bensì di qualcosa di ben più fumoso, oscuro e sfuggente, assimilabile, per certi versi, all’ultima incarnazione sonora dei Sunn O))).
Musica come flusso di coscienza, lenta, incessante marea che si riversa, senza soluzione di continuità, dagli strumenti verso l’inerme ascoltatore. Suoni che definiscono i contorni di una dimensione spaziale alternativa, creata dai layer delle chitarre di Eelco Bosman, dal trombone di Hilary Jeffery, nonché dai violini e violoncelli di  Sadie Anderson e Nina Hitz.
Difficile parlare di struttura e composizione, men che meno di forma-canzone, e anche laddove le cose si fanno in apparenza più semplici e lineari, come nella terza sezione, “Form”, con la voce di Charlotte Cegarra sostenuta dal drum-kit di Ron Goris, in realtà persistono dissonanze, sovrapposizioni, contrappunti, che rendono l’ascolto positivamente complesso, e motivo di ripetute nuove scoperte.
Si percepisce bene il feeling umorale ed emozionale che sta alla base di queste lunghe, ossianiche improvvisazioni, catturate live a Utrecht, Mosca e Breslavia, feeling che permette a una musica in apparenza involuta, fredda e inaccessibile, di comunicare direttamente con l’ascoltatore, in una sorta di meditazione/introspezione collettiva, che ha qualcosa dell’ipnosi claustrofobica dei già citati Sunn O))) e qualcos’altro del disturbante delirio visivo lynchiano.

”Anthropomorphic” è dunque un’esperienza sonora altamente consigliata, a colori i quali non hanno paura di spingersi in territori sonori senza indicazioni e senza margini definiti, ma al contrario non aspettano altro che imbarcarsi in una deriva controllata, un trip allucinante/allucinato, condotto da questa Corporazione Doomjazz del Monte Fuji, pericolosi eversori sonori, armati fino ai denti di tutte le armi necessarie a sabotare la percezione sensoriale, alterare le certezze razionali, e farci naufragare in un catartico viaggio musicale al quale ci si può solo abbandonare.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=6d6qtfjg_10[/youtube]

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