Qualcosa di nuovo si è formato a Genova quando nel 2005 si sono incontrati Francesca Rapetti (flauto e shaker), Roberto Izzo (violino), Raffaele Rebaudengo (viola) e Stefano Cabrera (violoncello). Un quartetto dalle molteplici estrazioni sonore, capace di sintetizzare la musica classica con le influenze rock e jazz. Si tratta di GnuQuartet che dal 2005 ha realizzato diversi concerti in Italia e all’estero, partecipato in concerto con artisti quali Afterhours, Motel Connection e La Crus e si è intersecato con le rotte di Ferruccio Spinetti, Meg e Morgan. Il tutto in pieno stile Gnu, ovvero con l’impeccabile garbo che solo la composizione acustica può dare.
Something Gnu è un malloppo prezioso di dodici tracce e contiene sia argute rivisitazioni di brani noti sia brani originali. Il disco si apre pescando direttamente negli anni ’80 dal repertorio di Micheal Jackson. Ci si ritrova così ad ascoltare una versione tutt’altro che prevedibile di Beat It, una rivisitazione dal sentore brasiliano estremamente ironica e fresca. Segue la ricombinazione di Undisclosed Desires, un flusso di coscienza di archetti e per le corde dei tre archi presenti il tutto accompagnato dal flauto che suona veloce come una cerbottana. E le cover da segnalare non sono finite; un tributo ai cantautori italiani come Fabrizio De Andrè di Mégu Megùn e Lucio Battisti di Una giornata uggiosa, una versione estremamente drammatica di Message in a Bottle dei Police infine un richiamo alla Norvegia prima con Misread dei Kings of Convenience e con Norwegian Wood di casa Beatles. I brani originali, Mr. T e Carta o Contanti, sono stati scritti dal violoncellista Cabrera.
Un disco dal sound multiforme e altamente evocativo frutto della commistione di genere musicali diversi tra loro. Rispettando appieno la leggenda africana per la quale lo gnu deriverebbe dall’incrocio di diverse specie animali (antilope, bue e cavallo), GnuQuartet è un animale degno di un bestiario medievale; lo si può trovare nei teatri quanto nei live acustici, in compagnia di cantati rock quanto di cantautori e pianisti. Impossibile da etichettare – il che è solo un bene – Something Gnu è una sperimentazione talentuosa da non perdere.
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Qualcosa di nuovo si è formato a Genova quando nel 2005 si sono incontrati Francesca Rapetti (flauto e shaker), Roberto Izzo (violino), Raffaele Rebaudengo (viola) e Stefano Cabrera (violoncello). Un quartetto dalle molteplici estrazioni sonore, capace di sintetizzare la musica classica con le influenze rock e jazz. Si tratta di GnuQuartet che dal 2005 ha realizzato diversi concerti in Italia e all’estero, partecipato in concerto con artisti quali Afterhours, Motel Connection e La Crus e si è intersecato con le rotte di Ferruccio Spinetti, Meg e Morgan. Il tutto in pieno stile Gnu, ovvero con l’impeccabile garbo che solo la composizione acustica può dare.
Something Gnu è un malloppo prezioso di dodici tracce e contiene sia argute rivisitazioni di brani noti sia brani originali. Il disco si apre pescando direttamente negli anni ’80 dal repertorio di Micheal Jackson. Ci si ritrova così ad ascoltare una versione tutt’altro che prevedibile di Beat It, una rivisitazione dal sentore brasiliano estremamente ironica e fresca. Segue la ricombinazione di Undisclosed Desires, un flusso di coscienza di archetti e per le corde dei tre archi presenti il tutto accompagnato dal flauto che suona veloce come una cerbottana. E le cover da segnalare non sono finite; un tributo ai cantautori italiani come Fabrizio De Andrè di Mégu Megùn e Lucio Battisti di Una giornata uggiosa, una versione estremamente drammatica di Message in a Bottle dei Police infine un richiamo alla Norvegia prima con Misread dei Kings of Convenience e con Norwegian Wood di casa Beatles. I brani originali, Mr. T e Carta o Contanti, sono stati scritti dal violoncellista Cabrera.
Un disco dal sound multiforme e altamente evocativo frutto della commistione di genere musicali diversi tra loro. Rispettando appieno la leggenda africana per la quale lo gnu deriverebbe dall’incrocio di diverse specie animali (antilope, bue e cavallo), GnuQuartet è un animale degno di un bestiario medievale; lo si può trovare nei teatri quanto nei live acustici, in compagnia di cantati rock quanto di cantautori e pianisti. Impossibile da etichettare – il che è solo un bene – Something Gnu è una sperimentazione talentuosa da non perdere.