Nervosi, tremendamente nervosi sti tre veneti. Caracollanti, sempre a rotta di collo, con un groove funkettoso e spigoloso al tempo stesso, con un disco (“I Putìn”) dalla durata breve e dal concept stravagante (si ipotizzano probabili antenati veneziani nell’albero genealogico dell’attuale premier russo), dove le asperità post punk si uniscono ad un funk bianco e dalle ascendenze anglosassoni.
Roba suonata benissimo e dai richiami dunque ai soliti noti: Gang Of Four, Wire, P.I.L., qualcosa dei Primus prima maniera, il tutto condito da una sana attitudine punk e da una buona dose di cattiveria. Elemento peculiare dell’album è il basso di Emanuele Cirani, vero motore del sound del gruppo, che svetta con i suoi intricati fraseggi su tutto il resto, grazie anche alla produzione di un certo Ronan Chris Murphy, per chi non lo sapesse già al lavoro con gente tipo King Crimson, Tony Levin (capito da dove viene il suono del basso?), Ulver.
I nostri convincono pure quando escono un pochino dai binari tracciati sopra tuffandosi col solito impeto nel rockabilly veloce e dalle tinte garage di “Pussy Galore” (quando si dice il destino nel nome).
Lavoro piacevole, gruppo preparatissimo a livello tecnico; se capitano dalle vostre parti andate a vederli dal vivo, sicuramente sarà un bello spettacolo.