Ecco tornare dopo soli due anni Richard Melville, in arte Moby.
L’artista, dopo il mezzo flop di “Wait For Me”, torna con questo “Destroyed”, album di electro – ambient condito alla “solita maniera”, nulla di più e nulla di meno. Volendo descrivere il suo album come “una colonna sonora per una città deserta in piena notte”, Moby predilige forse l’aspetto più introspettivo e ambient, contrapposto ad un’elettronica più secca e nitida, concedendosi ampi spazi in cui immergere tutta la morbidezza della town silenziosa che lo circonda. Il risultato però non è dei migliori: la durata del disco è eccessiva, e lo sbadiglio è sempre dietro l’angolo. Non convincono le melodie trite e ritrite di “The Day”, né tantomeno le aperture eteree di “Stella Maris”, eccessivamente stancanti . Gli spunti ci sono: “Lacrimae” si inoltra in un post-rock vecchia maniera, con tanto di intermezzo in crescendo e finale strappalacrime (il quale a sua volta anticipa la closer track del disco, “When You Are Old”, una manciata di minuti davvero emozionanti).
Quasi 80 minuti che alternano momenti di significativo pathos,ad altri di pura noia. Un altro tentativo di eguagliare il fortunatissimo “Play” andato in fumo (?). Chi lo sa. Intanto, il “professore” che segna il voto in questo momento e che scrive, da una sufficienza tirata.
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