Dopo una carriera che ha mostrato la poliedricità del brasiliano (ora insediatosi a Montreal, Canada) all’interno della scena Drum n’Bass, che l’ha premiato come uno dei più creativi artisti degli ultimi tempi, e un passo mezzo falso come la colonna sonora per il videogioco Splinter Cell: Chaos Theory , che ha mostrato una grande inventività, bloccata però da esercizi di stile troppo superficiali, è l’ora per un nuovo LP sulla lunga distanza.
Un album che deve fare i conti con un altro discreto album da lui licenziato nel 2009 Foley Room, che acquistò credito presso non solo gli “intellettuali schizzati” di casa Ninja Tune (che gli ha prodotto anche quest’ultimo disco) ma presso molti circoli della musica sperimentale. Eseguito live anche al GRM di Parigi ( per chi non lo conoscesse, il maelstrom magnifico della musica concrète mondiale), Foley Room rasentò la sperimentazione più particolare del nostro fino ad allora.
Isam riesce, a questo punto, a raccogliere le basi di pretenziosità e ricerca del precedente album? O riparte con una cifra stilistica omogenea al classico Amon Tobin?
Sicuramente Isam è il più denso e più scomposto album del brasiliano. Qui il cut up e il bricolage sonoro caratteristico dei precedenti lavori, che miravano a sapere incastrare meravigliosamente samples rifatti di jazz, dance etc, ha un ruolo più organico e genetico: mira alla creazione di insetti sonici, strutture cerebrali elettriche che muovono i primi teneri, elettrici, passi, i primi spasmi di vita. Non è un disco massiccio emotivamente; essenzialmente sottovuoto, qui Amon Tobin vuole incrociarsi alla IDM degli Autechre, mutando però continuamente tra jazz, pop ( primo disco in cui il nostro canta- seppur in maniera anonimamente androgina), un po’ di french touch, un po’ di horror acid.
Ma tutto quello che ho detto è falso, meravigliatevi di fronte alla installazione visuale realizzata in collaborazione con Tessa Farmer alThe Crypt Gallery di Londra: qui, oppure di fronte agli shots delle strutture live di Amon, un’esperienza sculturea cubista e biologica allo stesso tempo: qui.
Detto questo, vi lascio all’ascolto di questo disco morbido, come direbbe Burroughs.
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