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Montezuma – Di Nuovo Lontano

2011 - I Dischi dell'Apocalisse/Dicks and Decks/Mukkake Agency
post/rock

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Tracklist

1. L'Alba Di Marrakech
2. La Foresta Imbalsamata
3. Quattro
4. Lenta In D
5. La Congiura Delle Polveri
6. Supernova
7. Il Codice Di Dresda

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Ci spostiamo virtualmente, mentalmente… a Pesaro.
Parliamo di musica, quella buona, di una nuova realtà indipendente, da seguire con attenzione. Nuova all’orecchio dei più, in quanto i Montezuma, arrivano all’esordio discografico dopo diversi anni di attività. Giungono a stuzzicare i nostri sensi con un album dal titolo emblematico ed evocativo, come le loro liriche si riveleranno sin dal primo ascolto, ”Di Nuovo Lontano’‘. L’accezione “post” ben si sposa alla loro causa.

Sette tracce apocalittiche, in cui i 4 Montezuma, consapevolmente, mischiano, fondono, in un unicum omogeneo sonorità punk, rock, grunge, post hardcore con spinte melodiche e tanta anima. Ne scaturisce un disco potente e duro, attraversato da sonorità evocative che creano atmosfere suggestive, finendo nell’onirico e nella psicadelia.
A far da cornice di presentazione a questo lavoro la splendida copertina del disco, nata dalla mente del visual-artist Stri, che ben introduce all’ascolto.
Si parte con gli oltre 12 minuti di ”L’alba dell’apocalisse”. Esposizione precisa e lineare che conduce e induce nel proseguire l’ascolto, lasciandosi trasportare dal fluire delle melodie, linee di basso distorte e batteria grunge. Come se ci dicessero, ”Questo è il Punk Dell’Apocalisse, Buon Ascolto Fratelli”……
Si prosegue con ”La Foresta Imbalsamata”. Dopo il passaggio in questa loro foresta, superata la sua oscurità, ci trascinano con le evocative e pulite tracce successive in un atmosfera quasi onirica, romantica ed ipnotica. Post rock purissimo ed esecuzione eccellente, con ”Quattro” e ”Lenta in D”. Poi si riparte con basso e batteria potenti e nervosi. E’  “La congiura delle polveri”. ”Supernova”, è il brano più breve del disco, quasi 5 minuti, a sottolineare la lunghezza delle liriche di questo lavoro, che si chiude allo stesso buon livello con cui si apre con ”Il Codice Dresda”. Traccia dai toni scuri e inquietanti, che ben trasmettono quell’alone di mistero che si cela dietro questo codice in lingua Maya. Temi di ordine religioso e rituale, che stuzzicano e solleticano le nostre ancestrali fantasie e paure.

I brani oltre alla lunghezza sopra la media, rispetto al minimo sindacale, sono tutti pezzi esclusivamente strumentali. Nessuna voce! Solo musica eseguita con estrema maestria dai quattro Montezuma. Ipnotici e destabilizzanti. Assolutamente da ascoltare, in una notte di luna piena!

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