E’ davvero piacevole trovare un album per il quale si possano spendere solo belle parole, senza alcun “però” o nessun “ma”, anche se in questo caso non siamo di fronte ad un’opera che diventerà fondamentale nella musica. Ma credo che un album non debba essere necessariamente geniale per meritarsi complimenti incondizionati, come nel caso di “101”.
Forse il credere che questo album sia perfetto così com’è è dovuto anche dalla fortuna di averlo ascoltato in una situazione sicuramente più che favorevole. In viaggio verso destinazioni ignote, la musica di Keren Ann mi ha accompagnato mentre aprivo gli occhi sui nuovi paesaggi che incontravo e sui visi sconosciuti che incrociavo.
Una sensazione dovuta dal fatto che la stessa autrice non ha una vera e propria patria e le sue canzoni lo trasmettono: di origine olandese ed israeliana, ha vissuto e lavorato un po’ in tutto il mondo. Di conseguenza l mondo non le fa paura perché è realmente la sua casa: infatti la sua musica e la sua voce comunicano dolcezza, allegria, pace e conforto, come se il male non esistesse e come se fossimo tutti parte di una stessa grande famiglia.
Pur considerando “101” un album autentico nella sua semplicità, con arrangiamenti e produzioni curati nel più piccolo dettaglio, ci sono diversi richiami nelle sue canzoni. Per esempio echi di sonorità anni ’90 proprie dei Cranberries o dei Cocteau Twins, pianoforti e melodie Beatlesiane e sicuramente una voce affine ad altre cantautrici contemporanee quali Dido.
Queste influenze danno più movimento e colore all’album, capace di passare dalla dolcezza e malinconia Lennoniana del primo brano “My name is trouble” al racconto appassionato e sostenuto da uno splendido arrangiamento di archi “All the beautiful girls”, che parla di una ragazza e di tutte, alla disinvolta “Sugar Mama”.
Un consiglio: prendetelo con voi durante un viaggio e sarà tutto più magico e dolce!
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