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Grace Jones – Hurricane Dub

2011 - Pias
Reggae/Dub

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Tracklist

1. This Is
2. Williams’ Blood
3. Corporate Cannibal
4. I’m Crying (Mother’s Tears)
5. Well Well Well
6. Hurricane
7. Love You To Life
8. Sunset Sunrise
9. Devil In My Life

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Anno 1978. Per un piccolo bambino di 5 anni, il pomeriggio davanti alla tv era scandito da tanti cartoni animati, qualche telefilm (che diverrà di culto) a ora di cena, poi se ti andava bene potevi addormentarti nel divano davanti a qualche film western e risvegliarti di colpo con il carnevale bizzarro di Stryx, un programma diretto da Enzo Trapani, che se venisse proiettato oggi negli anni “del come ti immagini il tuo futuro”, sarebbe ancora all’avanguardia, moderno e soprattutto superiore all’80% delle trasmissioni odierne da Tamarreide in giù(o su, scegliete voi).

E’ lì che potevi fare strani incontri. Tutto questo per dire che in quegli anni c’erano due donne che bazzicavano in quel programma tv, che incutevano tanto timore, così diverse da mamma, zie e nonne che ti riempivano di cure e attenzioni quasi maniacali. Due donne così diverse esteticamente anche tra di loro che però avevano in comune l’ambiguità sessuale, l’arte, la moda e la musica. Amanda Lear, la bianca bionda musa di Dalì, si narrava fosse un uomo travestito da donna, e quel bambino di 5 anni ci credeva e sfidava chiunque a dimostrare il contrario dopo aver sentito la voce uscire dalla sua bocca. Grace Jones, la nera con i capelli da maschietto, quando apriva bocca faceva ugualmente paura, forse anche più della bionda dal vocione. Una bocca grande che pareva fatta per mangiare noi poveri bambini, ancora svegli a certe ore.

Anno 2011 esce “Hurricane Dub”, un doppio disco che comprende: “Hurricane” il ritorno di Grace Jones, uscito nel 2008, dopo 19 anni di assenza dalla musica, con l’aggiunta di un’altro dischetto con le stesse canzoni rivisitate e remixate dub. Un’uscita inutile se non per ricordare che la panterona nera, quattro anni fa è tornata. Copertina sfavillante che la riporta indietro ai bei tempi, quando faceva tendenza ed era qualche passo avanti e canzoni dal respiro internazionale che mischiano con disinvoltura il quasi “roots” reggae in Well Well Well, il reggae contaminato da beat elettronici di Love you to life, la collaborazione con Tricky sfociata nella plumbea Hurricane , il tango naturalista, elettronico Sunset Sunrise , il trip hop industriale e di denuncia sociale di Corporate Cannibal, le struggenti emozioni pop di I’m Crying(Mother’s tears) ,il funk elettro tribale di This is e William’s Blood, un nuovo classico pop, ammaliatore già al primo ascolto con un crescendo che rapisce e la profondità della sua voce che si stempera nei cori.

Il secondo dischetto di inediti, ripercorre pressochè la scaletta del disco originale con le canzoni rivisitate ed uniformate in liquide versioni dub con l’aiuto di Ivor Guest, buone per delle feste da dancefloor giamaicane, che in sostanza nulla aggiungono alle originali ma sottraggono spesso e volentieri la voce, divenendo a tutti gli effetti degli strumentali rendendo l’ascolto più pesante di un disco, altrimenti piacevole e ben fatto che riportava l’icona sessantatreenne nel piedistallo che le compete a dominare noi poveri “schiavi del ritmo” cresciuti.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=oIS-PLWimys[/youtube]

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