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Matthew Herbert – One Pig

2011 - Accidental Records
electro/folk

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1.August 2009
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8.August 2010

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Matthew Herbert è l’ultima frontiera del concept e la storia che racconta lui con questo One pig è probabilmente uno dei concept album più interessanti della storia.

Ultimo di una altrettanto apprezzata composizione di una trilogia, One pig, è il cerchio che trova la sua chiusura ideale dopo i primi One club e One one. Più degli altri due, che fondamentalmente non hanno nulla di differente da questo episodio, ad attirare l’attenzione della critica è il tema trattato in questo lavoro; l’intero ciclo vitale di un maiale. Ovvero la nascita, la crescita ed infine la morte dell’animale raccontata attraverso una interessante commistione di sonorità tipicamente house, industrial, e simil-folk. Un minestrone che solo a pronunciarlo sembra una bestemmia ma che finisce per dare un’aura qualificante ad Herbert per la grande varietà di suoni ed i differenti mix che riesce a proporre all’ascoltatore. La scelta del tema trattato è sicuramente il punto centrale di tutto il disco e rappresenta in pieno il controverso rapporto del musicista con la critica e soprattutto con la temibile associazione PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), che non ha perso tempo nel dirsi scandalizzata da quanto si può ascoltare nell’intero lavoro. Non nuovo a progetti inusuali, Herbert, è un indiscusso talento che viene a galla verso la fine dei novanta e l’inizio del nuovo millennio con un paio di lavori interessanti come Around the house nel 1998 e Bodily Function del 2001, ma è sicuramente più conosciuto per il suo lavoro del 2006, Scale. In mezzo a tutto questo ci sono una lunga serie di progetti paralleli con i nomi più disparati, che trovano più o meno un buon riscontro di pubblico e di critica e che aiutano ancora di più a definire l’ambito d’azione del musicista inglese. One Pig si compone di nove brani che prendono il nome dal periodo dell’anno nel quale sono stati registrati e che vanno dall’Agosto 2009 al Maggio 2011, mesi dopo i quali, appunto, l’animale finisce sulla tavola per essere mangiato. I contorni house dell’intero disco sono in perfetta sintonia con le tinture industrial e mostrano quanto i due generi siano congeniali alla convivenza se mescolati da mano sapienti.

Quelle di Herbert sono mani speciali perché riescono a rendere interessante e quasi piacevole la vita e la morte di un animale destinato al macello ed alla tavola da pranzo. Bravo Matthew! Fregatene del PETA! Magari in questo momento stanno buttando cicche spente per terra e guidando suv che inquinano più della Marangoni. Sarebbero da dare in pasto ai maiali!

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=DgKxZu8N9dQ[/youtube]

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