Si avvertono prepotenti echi rimembranti il rock alternativo di metà anni ’90 ascoltando il quarto lavoro dei pescaresi buenRetiro.
Disco profondamente intriso di umori autunnali, introspettivo e malinconico, In Penombra richiede tempo e pazienza per essere apprezzato nelle sue atmosfere trascinate, nei suoi numerosi ceselli chitarristici, nelle sue implosioni rigidamente controllate. È infatti il post rock di matrice chicagoana il fulcro da cui si dipana il suono dei nostri; cerebrale quindi, matematico a volte nelle sue progressioni (come nella strumentale Xenon), ma altresì capace di esplorare malinconie inespresse grazie ad una costruzione dei testi ricercata e mai lasciata al caso (Quale luce). Testi e vocalità – del bassista Mauro Spada – che ricordano la miglior poetica di Cristiano Godano; ma anche, e questo è un piacere aggiuntivo per le orecchie del vostro umile recensore, quella meno conosciuta di Franz Goria, esplicitata nel suo progetto post Fluxus, i Petrol (insieme all’ex bassista dei Kuntz, Dan Solo). Affinità e citazioni a parte, questo disco piace per la sua abilità nel coniugare liquefazioni psichedeliche e post rock insieme ad una certa idea di costruzione di un cantautorato “altro”, alieno e distante dai soliti cliché tanto di moda nel mondo indie della penisola: i buenRetiro tentano di fare la loro cosa, risultando a tratti derivativi e poco originali, ma più spesso avvincendo nel saper creare paesaggi sonori di rara bellezza.
Produce il tutto Amaury Cambuzat (Ulan Bator) ed è un lavoro, il suo, che valorizza pienamente le numerose stratificazioni soniche e le distese “ambientali” realizzate dal gruppo, operando senza mai eccedere in facili esplosioni distorsive che sarebbero risultate inutili e banali.
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