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LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA: Blackout, Roma, 9 febbraio 2012

Le Luci Della Centrale Elettrica illuminano il Black Out

Sono le 22.00, a Roma l’aria intorno al Black Out è insolitamente gelida la sera del 9 febbraio, le strade sono deserte e il cielo promette neve.
Il noto locale romano che da sempre ospita la musica rock si riempie, gente estremamente diversa tra loro, accomunata dalle aspettative e dalle speranze della generazione degli anni 00, che Vasco Brondi riesce a raccontare con amaro e malinconico disincanto. Fuori qualcuno di loro spera ancora di entrare ma il concerto è sold out.

Il palco è pronto, alle 22.30 arrivano loro, Le Luci Della Centrale Elettrica: Sebastiano De Gennaro alle ritmiche, Giovanni Ferrario al basso, Vasco Brondi con il suo immancabile doppio microfono e Lorenzo Corti alla chitarra.
I rumori del traffico introducono il sound cupo e ridondante di “Cara catastrofe”, primo singolo estratto da “Per ora noi la chiameremo felicità” che ci ricorda con quanta follia ci è cara la nostra realtà degli anni 00, nonostante sia difficile e a volte ci sembri inaccettabile con i suoi licenziamenti dai call center e i giubbotti antiproiettile.
“La lotta armata al bar”, “L’amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici” e altri brani del repertorio della bandsi susseguono in un crescendo di sinergie con la platea che diventa parte viva di questo spettacolo: il legame del cantautore ferrarese con il suo pubblico è trasversale e profondo, è il legame che c’è tra le persone che condividono gli stessi vissuti, che camminano sulle stesse strade.
Brondi ci regala la cover di “Emilia Paranoica” dei CCCP in cui “teatri vuoti e inutili potrebbero affollarsi se tu ti proponessi di recitare te “; ed è proprio ciò che succede quando Vasco si recita…

Dopo i CCCP tocca a Battiato, “Summer on a solitary beach” in una versione totalmente rivisitata in perfetto stile “luci della centrale elettrica”.
La chitarra e il piano introducono “C’eravamo abbastanza amati”, la storia della morte di una coppia di amanti, raccontata con una leggerezza che ci consente di percepire la bellezza dei ricordi dei cieli autunnali e dei periodi neri che nonostante tutto restano spettacolari.
“Quando tornerai dall’estero”
è accolta a gran voce dal pubblico e si offre nella sua chiave rock che accompagna armonicamente la chitarra acustica e la voce di Brondi. In “Ragazze Kamikaze” è quasi solo la voce di Vasco che sovrasta l’accompagnamento strumentale, e lui non si fa attendere, scende tra il pubblico che canta con lui.
Escono tutti dal palco ma non si fanno attendere molto. Il rientro è segnato dalle note di “Piromani” che manda il pubblico in delirio, soprattutto nella parte finale che vede la band nominata a gran voce, regalandoci uno dei momenti più suggestivi del live; il brano si conclude con Vasco che ci legge la parte finale del suo libro “Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero”, regalando brividi e dimostrando di essere un autore e un artista vero, come non ne vediamo da troppo tempo.
“Per respingerti in mare”
è proposto come l’ultimo brano della serata e si presta per presentare la band; sugli accordi finali sfumati di questo brano Vasco regala al suo pubblico “Per combattere l’acne”, degna chiusura di un concerto che di emozioni ne ha regalate tante.

Il concerto è finito, Le Luci Della Centrale Elettrica si inchinano al loro pubblico: negli occhi dei presenti tanta musica, ma soprattutto le parole e i pensieri di un cantautore che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare la nostra generazione, quella dell’Italia che arranca e che stenta, la nostra Italia, quella che ci delude ma che continuiamo ad amare tanto da voler sperare ancora in un cambiamento.

a cura di Azzurra Funari

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Le Luci Della Centrale Elettrica illuminano il Black Out

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