Interessante debutto quello del duo di Bruxelles denominato Zoft: Damien Magnette alla batteria e Nicolas Gitto alla chitarra non soffrono certo di solitudine, anzi grazie alla loro energia e ad evidenti doti tecniche riescono a produrre rumore dieci volte tanto.
Tra tracce devianti (“Q.I. Cuit”), nenie reiterate e portate avanti fino all’inverosimile (“L’homme machine”), sperimentazioni “noise/industrial” (“Hokkaido”) e piccole pause ludiche (la ghost track finale ne è un chiaro esempio) gli Zoft perseguono i loro forsennati ritmi in tempi dispari, trascinandoci in una dimensione claustrofobica, doloroso tripudio che si consuma tra prepotenti distorsioni ed effetti alienanti.
Un album assolutamente consigliato, che rappresenta quanto di meglio ci possa offrire l’emergente quanto sottovalutata scena “noise” franco-belga.