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Interviste

Intervista a RELLA THE WOODCUTTER

Rella The Woodcutter vive in una dimensione onirica in cui con la sua strapazzata chitarra dipinge un insieme composito di ritmi, accordi, provenienti dagli studi di registrazione dei primi Pink Floyd, quelli che si avvalevano della presenza ancor sana del compianto Syd Barrett, dai festival sulla costa california, da una malinconia spensierata (che ossimoro!), dall’alternative oggi di moda, ed infine dalle lamentazioni folk e blues, ricoperte di polvere.
Ha pubblicato di recente su Boring Machines il nuovo bellissimo album “The Golden Undertow” (clicca qui per la recensione). Ne parliamo direttamente con lui.

Di recente ho recensito il tuo ultimo disco e l’ho trovato superlativo. Da dove viene la tua ispirazione per comporre continuamente album così freschi, così sentiti?
Come prima cosa sono contento che ti sia piaciuto,per il resto non sono così sicuro che siano dischi”freschi”,nulla che ti faccia saltare sulla sedia quando li ascolti per intenderci. Li sento ovviamente vicini ma ognuno ha il suo particolare rapporto con le cose che fa. Nessuna ispirazione particolare,solo l’attesa che accada qualcosa. Non registro niente da 8 mesi e sono un po preoccupato al momento.

Si parla spesso della difficoltà d’essere artista in Italia. Com’è la tua situazione? E come vedi il futuro della musica underground italiana?
Non ho ben chiaro cosa voglia dire “artista” ma ti posso dire la mia situazione. Suonare non è il mio lavoro o quantomeno non è quello che faccio per la maggior parte del mio tempo. Musica underground è un po troppo dispersivo come termine. Possiamo pensarla come una “rete”di persone che suonano,organizzano concerti,ascoltano/scambiano dischi etc.. Il mancato ricambio generazionale forse è un aspetto preoccupante,insieme a un generale disinteresse e disillusione. Però sono le persone appunto che fanno la differenza e per fortuna quelle persone che si sbattono,da sole,o in gruppi,collettivi,etichette,associazioni ci sono ancora.

Sei molto impegnato in live, un qualcosa di estremamente lodevole. Il suonare dinnanzi ad un pubblico ti permette di essere te stesso, di comunicare quanto vuoi, oppure saltuariamente lo avverti come un peso, come un semplice impegno lavoro?
Mah,guarda a dirla tutta non suono molto,anzi..come ti dicevo non è un lavoro.Nel senso,suonare è alla base di tutto ma questa domanda dovresti farla a chi suona in giro tanto per davvero. Sono stato in tour qualche volta ma mai per più di 3 settimane . Mai avvertito un peso,sinceramente. Poi il fatto di essere a proprio agio con le cose che fai,quello è un altro discorso,a volte ci sei dentro interamente e a volte meno.

Ascoltandoti ho notato influenze provenienti dal beat rock, dal rock anni ’60, come da una certa tendenza all’indagine psichedelica, ora in voga anche in proposte musicali più estreme. E’ importante per te questa componente?
Non saprei,a me piace registrare canzoni,poi quello che ci può essere in mezzo dipende dall’umore. Non faccio nessun tipo di indagine o ricerca particolare. Con Eternal Zio (insieme a Maurizio Abate,Raubaus e Valla)il discorso è diverso. Non so se chiamarla psichedelia,forse ha più che altro a vedere

Quanto contano le tue esperienze personali nella stesura di nuovo materiale? Attingi continuamente dalla vita reale, oppure preferisci costruire un tuo universo artistico appartato?
Penso sia un insieme delle due cose. Ma non è molto importante. I pezzi sono quello che sono,e basta.

A mio parere il tuo talento in veste di compositore\scrittore è indubbio: perché a tuo parere, il mondo mainstream non coglie l’occasione per conoscerti meglio? Possiedi un ventaglio di doti poco comune nel panorama commercializzato di oggi. Cos’è che ti penalizza rispetto magari a colleghi meno capaci di te?
Guarda,non saprei proprio cosa dire sul mondo mainstream perchè non lo conosco. Poi nel discorso capaci o meno capaci non mi ci metto proprio. Ognuno fa quello che gli piace e come gli piace,l’importante è essere onesti con le proprie cose.

Che artisti non possiamo assolutamente perderci? (indicane quanti credi)
Oddio,posso dirti quello che piace a me..anzi,quello che sto ascoltando di questi tempi: Television Personalities, Pentangle(ma non ho ancora chiaro se mi piacciano), Neil Young, Mazzy Star.

Dove trovi le forze per suonare perpetuamente, tanto da vantare una discografia di assoluto rispetto?
Per come registro io non è poi questa faticaccia,forse è un mio difetto,ma non riesco a stare dietro per troppo tempo a un disco,se penso vada bene dico ok e salvo tutto..poi non so,tu intendi suonare tanto a casa?provare?le due cose c’entrano poco secondo me.

Scorrendo le pagine web, ho preso atto della tua idiosincrasia per le interviste: mi sembra di non averne vista nessuna pubblicata online. C’è qualche motivo particolare?
No,nessun motivo. Questa è la terza e penso sia strano parlare di queste cose. Non mi era mai capitato.

Ora una piccola curiosità tecnica, che forse potrà interessare un vasto pubblico: che effetti usi sulla tua chitarra, e soprattutto quali sono i tuoi strumenti favoriti? Il suono che ne ottieni mischia sapientemente blues da strada, delirio lisergico, folk scarno ed essenziale. Qual è il tuo segreto?
Il vastissimo pubblico sarà interessatissimo a sapere che uso una chitarra elettrica da 100 euro e un amplificatore mezzo rotto.

Canti in inglese: scelta dettata dalla musicalità della lingua, oppure da convinzioni personali?
Nessuna convinzione strana,mi viene da fare così. Non mi sento un cantautore e non ho nessuna foga nell’essere diretto. Tutto qui.

a cura di Banshee

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