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Il Pan Del Diavolo – Piombo, Polvere E Carbone

2012 - La Tempesta Dischi
punk/rock/folk

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Tracklist

1. Elettrica
2. Scimmia Urlatore
3. Donna dell'Italia
4. La velocità
5. Piombo, polvere e carbone
6. Dolce far niente
7. Vento fortissimo
8. Libero
9. Fermare il tempo
10. La Viliore
11. La differenza fra essere svegli e dormire

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Roboante, sgangherato, irruento e “freschissimo” era stato l’esordio de Il Pan del Diavolo, due chitarre e una bomba nel cuore: “Sono all’osso” era una corsa sfrenata dalla Sicilia all’America di Elvis, dagli urlatori più esagitati dell’Italia dei Sessanta agli Zen Circus in modalità busking. Tanto mi aveva regalato, in termini di cuore e sudore, il primo disco dei palermitani (così come il vincente biglietto da visita, l’Ep “Coltiverò l’ortica”): le palpitazioni acustiche della Trinacria non erano mai sembrate così dannatamente pulsanti negli ultimi anni. Era una formula semplice, volutamente scarna ma d’impatto immediato: si trattava ora di ribadire il concetto, smussarne gli spigoli, delineare un percorso, meglio se ampliando gli orizzonti e magari senza ripetersi.

“Piombo, polvere e carbone” ci riesce solo a metà (sta a voi vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, anzi, stabilire la differenza tra l’essere svegli e dormire): Alessandro Bartolo e Gianluca Alosi si sono rintanati negli studi White Rabbit Hole di Volterra, hanno macinato riff e meditato maggiormente composizione ed arrangiamenti (più elettrificati rispetto al passato, anche dal vivo, grazie all’ampliamento di formazione on stage), forti della presenza in cabina di produzione di JD Foster (Calexico!) e affiancati da amici/special guest come Nicola Manzan (Bologna Violenta, TdO) e Diego Sapignoli (Marc Ribot, Hugo Race).
Il risultato questa volta guarda più all’America di Dylan e alle corde dei Marta sui Tubi. Folk psichedelia in salsa blues, arcigna ma dal retrogusto pop, nobilitata dai voli pindarici allucinati dei testi di Alosi (quel non-senso à la Ivan Graziani): ponderare un sequel all’altezza però, ha probabilmente sacrificato qualcosa in quanto a originalità e vitalità. Sia chiaro, si tratta comunque di vento fortissimo a gonfiare le vele dell’underground nostrano: il rock’n’roll continua a sgorgare a fiotti, il ciuffo oscilla e i piedi scalpitano ma questa volta la magia dura un po’ meno.

Dove tuona un fatto, siatene certi, lì ha lampeggiato un’idea” scriveva Ippolito Nievo: se dal vivo fulmini e saette non mancheranno, in studio il combo siculo può (e deve?) osare molto di più : il popolo (ed il sottoscritto) chiede ancora Pan del Diavolo.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=J3EoUbB0vpU[/youtube]

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